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Nell'Ottobre 2014, le registrazioni elettromagnetiche della radio-natura, convertite in suoni digitali, realizzate con un prototipo progettato da Gabriele Cataldi, ed utilizzato nell'ambito di ricerca del Radio Emissions Project, diveniva una colonna sonora, scritta e composta da Giancarlo Cara (http://giancarlocara.com/bio.html), ascoltabile proprio in questa pagina: "Space Discovery". Due anni prima, i medesimi studi, permisero a Giancarlo Cara di scrivere e comporre anche "Planet Voices" pubblicato proprio nel Novembre del 2012.
Benvenuti sulla Home del primo progetto italiano di ricerca scientifica indipendente dedicato allo studio dei precursori sismici
Per non dimenticare qual'è lo spirito della Ricerca Scientifica, vi proponiamo alcune sintetiche definizioni...
La ricerca scientifica è un'attività umana avente lo scopo di scoprire, interpretare e revisionare fatti, eventi, comportamenti o teorie relative alla natura usando i metodi scientifici, cioè basati sul metodo scientifico.
La ricerca scientifica è la metodologia usata per accrescere la conoscenza all'interno della scienza ed è ritenuta, in ambito economico, uno dei fattori chiave per la crescita economica e lo sviluppo economico della società nel medio-lungo periodo in virtù della sua potenziale capacità di fornire innovazione attraverso l'applicazione tecnologica delle scoperte scientifiche favorendo così il progresso della società noto come progresso tecnico e scientifico. La ricerca scientifica è portata avanti dalla comunità scientifica secondo sue proprie metodologie di valutazione della ricerca.
(fonte: www.wikipedia.org)
La ricerca scientifica e tecnologica è: ogni attività di studio che si svolga in modo sistematico e non casuale proponendosi come fine l'acquisizione di nuove conoscenze.
(fonte: treccani.it)
Ciò che rende scientifica un'attività è la confrontabilità dei risultati, l'apertura al confronto con gli altri, la ripetibilità degli esperimenti, la cumulatività del sapere. Questo metodo distingue la ricerca scientifica dalla speculazione intesa come elaborazione di tesi, senza chiarire le ipotesi che le sottendono e senza proporre un metodo per convalidare le tesi stesse.
(Fonte: treccani.it, Il ruolo della ricerca, Lucio Bianco)
La ricerca scientifica è la metodologia usata per accrescere la conoscenza all'interno della scienza ed è ritenuta, in ambito economico, uno dei fattori chiave per la crescita economica e lo sviluppo economico della società nel medio-lungo periodo in virtù della sua potenziale capacità di fornire innovazione attraverso l'applicazione tecnologica delle scoperte scientifiche favorendo così il progresso della società noto come progresso tecnico e scientifico. La ricerca scientifica è portata avanti dalla comunità scientifica secondo sue proprie metodologie di valutazione della ricerca.
(fonte: www.wikipedia.org)
La ricerca scientifica e tecnologica è: ogni attività di studio che si svolga in modo sistematico e non casuale proponendosi come fine l'acquisizione di nuove conoscenze.
(fonte: treccani.it)
Ciò che rende scientifica un'attività è la confrontabilità dei risultati, l'apertura al confronto con gli altri, la ripetibilità degli esperimenti, la cumulatività del sapere. Questo metodo distingue la ricerca scientifica dalla speculazione intesa come elaborazione di tesi, senza chiarire le ipotesi che le sottendono e senza proporre un metodo per convalidare le tesi stesse.
(Fonte: treccani.it, Il ruolo della ricerca, Lucio Bianco)
«...guardare alle cose vecchie con nuovi strumenti rivela sempre qualcosa di nuovo ed inatteso...»
Andrew Alden, (laureato in Scienze della Terra presso l'Università del New Hampshire, e membro di lunga data del Geological Society of America, nonché dell'AGU)
Precursori Sismici Elettromagnetici (PSE)
Secondo Seiya Uyeda, dell'Università di Tokai, per previsione sismica si intende, comunemente una previsione a breve termine che necessita di un precursore scientificamente valido. Tuttavia, tale fatto, non sembra essere pienamente accettato da alcuni scienziati che studiano questa scienza in modo convenzionale. Essi infatti, tendono a negare la possibilità che vi possa essere un precursore di qualche tipo, prima di ogni sisma. Questo può essere dovuto al fatto che in genere, i precursori non possono essere registrati dai sismometri. Di conseguenza, non vi è praticamente alcuna ricerca finanziata di questo tipo in Giappone, come anche in altre nazioni.
Di norma il grande pubblico, non viene informato su questo, e dal canto suo, il pubblico, crede invece, che vi siano in corso studi sui precursori sismici, quando invece questo non avviene.
Tutto ciò, ovviamente, è fondamentalmente sbagliato. Una delle cause maggiori sul perché questo accade, è dovuta al fatto che non vi sono ancora oggi, adeguati sistemi di ricerca relativi allo studio sismografico.
La previsione sismica moderna tiene oggi conto della "Tettonica delle Placche", la quale causa movimenti improvvisi delle placche per via dello stress tettonico che induce alla formazione dei sismi... I terremoti non possono essere preavvisati prima che questi avvengano con i sismografi, e gli studiosi più ottusi dicono, proprio per questo limite determinato dall'utilizzo di strumenti non idonei, che i terremoti non possono essere previsti. Non vi è affermazione, ovviamente, più sbagliata.
Tale fatto venne sottolineato, ad esempio, dal National Earthquake Prediction Program, nel 1960 in Giappone. Durante il quale convegno, fu affermato come per la ricerca pre-sismica servisse un approccio multi-disciplinare, senza il quale non sarebbe stato possibile prevedere alcun terremoto. Detto questo la ricerca sui precursori sismici elettromagnetici e quella portata avanti con lo studio del Radon, va avanti grazie a pochissimi ricercatori, tra l'altro non finanziati o finanziati pochissimo (tra i quali noi). Gli studi, sino a qualche anno fa, erano praticamente del tutto ignorati sia dalla scienza ufficiale che da scienziati ottusi.
Secondo l'articolo, il sismo-elettromagnetismo è uno degli approcci più promettenti per una previsione a breve termine, anche se ancora non pienamente riconosciuto.
References
[1] S. Uyeda and K. Meguro, "Earthquake prediction, seismic hazard, and vulnerability", 349-358, in "The state of the Planet – Frontiers and Challenges in Geophysics", (Eds. R. S. J. Sparks and C. J. Hawkesworth), Geophys. Monogr. Series, Amer. Geophys. Un. and Intn. Un. Geodesy and Geophysics, 2004.
[2] I. Kawasaki, "Silent earthquakes occurring in a stable-unstable transition zone and implications for earthquake prediction", Earth Planet and Space, 56, 813-821, 2004.
[3] Yamanaka, Y. and M. Kikuchi, "Asperity map along the subduction zone in northeastern Japan inferred from regional seismic data", Jour. Geophys. Res., 109, B07307, doi:10,1029/2003JB002683, 2004
[4] K. Obara, "Nonvolcanic Deep Tremor Associated with Subduction in Southwest Japan", Science, 296, 1679-1681, May 31 2002.
[5] Y. Iio, T. Sagiya, and Y. Kobayashi, "Origin of the concentrated deformation zone in the Japanese Islands and stress accumulation process of intraplate earthquakes", Earth Planets Space, 56, 831-842, 2004.
[6] P. Varotsos, The Physics of Seismic Electric Signals, TerraPub, Tokyo 338 pp, 2005.
[7] K. Hattori, "ULF geomagnetic changes associated with large earthquakes", Terrestrial, Atmospheric and Oceanic Sciences, 15, No.3, 329-360, 2004
[8] S. Uyeda, T. Nagao and H. Tanaka, "A Report from the RIKEN International Frontier Research Project on Earthquakes (IFREQ)", Terrestrial, Atmospheric and Oceanic Sciences, 15, No.3, 269-310, 2004.
[9] M. Hayakawa, O. A. Molchanov, "Achievement of NASDA's Earthquake Remote Sensing Project", Terrestrial, Atmospheric and Oceanic Sciences, 15, No.3, 311-327, 2004.
[10] Y. Kushida and R. Kushida, "Possibility of earthquake forecast by radio observations in the VHF band", J. Atmosph. Electricity, 22,239-225, 2002.
[11] H. Fujiwara, M. Kamogawa, M. Ikeda, J.Y. Liu, H. Sakata, Y. I. Chen, H. Ofuruton, S. Muramatsu, Y. C. Chuo, Y. H. Ohtsuki, "Atmospheric anomalies observed during earthquake occurrences", Geophys. Res. Lett., 31, L17110, doi:10¡¥029¡¦2004GL019865, 2004.
[12] S. Pulinets and K. Boyarchuk, Ionospheric Precursors of Earthquakes, Springer, 316 pp., 2005.
[13] M. Kamogawa, "Preseismic lithosphere-atmosphere-ionosphere coupling", EOS, 87, No.40,417,434¸Oct. 3, 2006.
[14] Proceedings: 1st International Workshop Active Monitoring in the Solid Earth Geophysics (IWAM04), Mizunami, Japan, 2004.
[15] M. Johnston, Y. Sasai, G. Egbert, and R. Mueller, "Seismomagnetic effects from the long-awaited 28 September 2004 M 6.0 Parkfield earthquake", Bull. Seism. Soc. Am. 96, no.4B, S206-S220, 2006.
[16] J. Townend and M. Zoback, "Regional tectonic stress near the San Andreas fault in central and southern California", Geophys. Res. Lett., 31, L15S11, doi: 10.1029/2003GL018918, 2004.
[17] P. Varotsos and S. Uyeda, "Comment on Seismomagnetic Effects from the Long-Awaited 28 September 2004 M 6.0 Parkfield Earthquake by M.J.S. Johnston, Y. Sasai, G.D. Egbert, R.J. Mueller", submitted to Bull. Seism. Soc. Am. for publication.
Di norma il grande pubblico, non viene informato su questo, e dal canto suo, il pubblico, crede invece, che vi siano in corso studi sui precursori sismici, quando invece questo non avviene.
Tutto ciò, ovviamente, è fondamentalmente sbagliato. Una delle cause maggiori sul perché questo accade, è dovuta al fatto che non vi sono ancora oggi, adeguati sistemi di ricerca relativi allo studio sismografico.
La previsione sismica moderna tiene oggi conto della "Tettonica delle Placche", la quale causa movimenti improvvisi delle placche per via dello stress tettonico che induce alla formazione dei sismi... I terremoti non possono essere preavvisati prima che questi avvengano con i sismografi, e gli studiosi più ottusi dicono, proprio per questo limite determinato dall'utilizzo di strumenti non idonei, che i terremoti non possono essere previsti. Non vi è affermazione, ovviamente, più sbagliata.
Tale fatto venne sottolineato, ad esempio, dal National Earthquake Prediction Program, nel 1960 in Giappone. Durante il quale convegno, fu affermato come per la ricerca pre-sismica servisse un approccio multi-disciplinare, senza il quale non sarebbe stato possibile prevedere alcun terremoto. Detto questo la ricerca sui precursori sismici elettromagnetici e quella portata avanti con lo studio del Radon, va avanti grazie a pochissimi ricercatori, tra l'altro non finanziati o finanziati pochissimo (tra i quali noi). Gli studi, sino a qualche anno fa, erano praticamente del tutto ignorati sia dalla scienza ufficiale che da scienziati ottusi.
Secondo l'articolo, il sismo-elettromagnetismo è uno degli approcci più promettenti per una previsione a breve termine, anche se ancora non pienamente riconosciuto.
References
[1] S. Uyeda and K. Meguro, "Earthquake prediction, seismic hazard, and vulnerability", 349-358, in "The state of the Planet – Frontiers and Challenges in Geophysics", (Eds. R. S. J. Sparks and C. J. Hawkesworth), Geophys. Monogr. Series, Amer. Geophys. Un. and Intn. Un. Geodesy and Geophysics, 2004.
[2] I. Kawasaki, "Silent earthquakes occurring in a stable-unstable transition zone and implications for earthquake prediction", Earth Planet and Space, 56, 813-821, 2004.
[3] Yamanaka, Y. and M. Kikuchi, "Asperity map along the subduction zone in northeastern Japan inferred from regional seismic data", Jour. Geophys. Res., 109, B07307, doi:10,1029/2003JB002683, 2004
[4] K. Obara, "Nonvolcanic Deep Tremor Associated with Subduction in Southwest Japan", Science, 296, 1679-1681, May 31 2002.
[5] Y. Iio, T. Sagiya, and Y. Kobayashi, "Origin of the concentrated deformation zone in the Japanese Islands and stress accumulation process of intraplate earthquakes", Earth Planets Space, 56, 831-842, 2004.
[6] P. Varotsos, The Physics of Seismic Electric Signals, TerraPub, Tokyo 338 pp, 2005.
[7] K. Hattori, "ULF geomagnetic changes associated with large earthquakes", Terrestrial, Atmospheric and Oceanic Sciences, 15, No.3, 329-360, 2004
[8] S. Uyeda, T. Nagao and H. Tanaka, "A Report from the RIKEN International Frontier Research Project on Earthquakes (IFREQ)", Terrestrial, Atmospheric and Oceanic Sciences, 15, No.3, 269-310, 2004.
[9] M. Hayakawa, O. A. Molchanov, "Achievement of NASDA's Earthquake Remote Sensing Project", Terrestrial, Atmospheric and Oceanic Sciences, 15, No.3, 311-327, 2004.
[10] Y. Kushida and R. Kushida, "Possibility of earthquake forecast by radio observations in the VHF band", J. Atmosph. Electricity, 22,239-225, 2002.
[11] H. Fujiwara, M. Kamogawa, M. Ikeda, J.Y. Liu, H. Sakata, Y. I. Chen, H. Ofuruton, S. Muramatsu, Y. C. Chuo, Y. H. Ohtsuki, "Atmospheric anomalies observed during earthquake occurrences", Geophys. Res. Lett., 31, L17110, doi:10¡¥029¡¦2004GL019865, 2004.
[12] S. Pulinets and K. Boyarchuk, Ionospheric Precursors of Earthquakes, Springer, 316 pp., 2005.
[13] M. Kamogawa, "Preseismic lithosphere-atmosphere-ionosphere coupling", EOS, 87, No.40,417,434¸Oct. 3, 2006.
[14] Proceedings: 1st International Workshop Active Monitoring in the Solid Earth Geophysics (IWAM04), Mizunami, Japan, 2004.
[15] M. Johnston, Y. Sasai, G. Egbert, and R. Mueller, "Seismomagnetic effects from the long-awaited 28 September 2004 M 6.0 Parkfield earthquake", Bull. Seism. Soc. Am. 96, no.4B, S206-S220, 2006.
[16] J. Townend and M. Zoback, "Regional tectonic stress near the San Andreas fault in central and southern California", Geophys. Res. Lett., 31, L15S11, doi: 10.1029/2003GL018918, 2004.
[17] P. Varotsos and S. Uyeda, "Comment on Seismomagnetic Effects from the Long-Awaited 28 September 2004 M 6.0 Parkfield Earthquake by M.J.S. Johnston, Y. Sasai, G.D. Egbert, R.J. Mueller", submitted to Bull. Seism. Soc. Am. for publication.
International Earthquake and Volcano Prediction Center
Prevedere i grandi terremoti è una realtà...
Leggi i tre comunicati stampa del Centro Internazionale sulla Previsione Sismica e Vulcanica (IEVPC): La previsione dei grandi terremoti è un traguardo che la comunità scientifica internazionale ha raggiunto da tempo grazie soprattutto agli studi condotti dal Prof. Valentino Straser, geologo italiano di fama internazionale con il quale lo staff del Radio Emissions Project collabora da alcuni anni, proprio nell'ambito della ricerca scientifica sulla previsione sismica fondata sull'analisi dell'attività geomagnetica e solare.
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I tre comunicati stampa ufficiali dello IEVPC non lasciano alcun dubbio riguardo la possibilità di prevedere i forti sismi. Queste dichiarazioni, rilasciate per l'appunto in un momento in cui si critica molto tutta la ricerca compiuta nell'ambito della previsione sismica, da noi ricercatori e collaboratori era attesa da tempo...: grazie al comunicato del direttore dello IEVPC, Dott. Dong Choi a cui fanno riferimento i tre comunicati stampa di cui sopra, è stata fatta finalmente chiarezza circa la reale possibilità di poter prevedere l'attività sismica M6+. Di seguito ne proponiamo una sintesi:
Lunedì 7 Gennaio 2013,
John L. Casey
"Ora che abbiamo dimostrato che attraverso il nostro programma di test che si è appena concluso che i grandi terremoti possono essere previsti con largo anticipo, faremo tutto il possibile per avvisare le nazioni del mondo minacciate in modo che possano iniziare a prepararsi".
Venerdì 8 Febbraio 2013
Dong Choi
"L'annuncio di oggi conferma ancora una volta che il processo sviluppato dallo IEVPC è altamente affidabile. Siamo molto orgogliosi delle competenze e della dedizione dimostrata allo IEVPC dagli scienziati associati Dr. Masashi Hayakawa (Giappone) e dal Dr. Valentino Straser (Italia) che hanno rilevato e poi confermato eventi di tipo sismico e vulcanologico. Questi due ultimi eventi si aggiungono ai precedenti successi che abbiamo avuto. In questo momento non dovrebbe esserci alcun dubbio sul fatto che i terremoti più importanti possono essere previsti; infatti i nostri processi (metodologie di indagine) sono stati applicati su gruppi di siti di controllo distribuiti in aree ad alto rischio sismico".
Venerdì 8 Febbraio 2013
Masashi Hayakawa
"…Ciò che rimane da fare è che i leader di varie nazioni del mondo cambino le loro passate convinzioni in cui si pensava che i terremoti erano eventi misteriosi al di là del rilevamento. Il lavoro svolto da me e da altri scienziati associali allo IEVPC mostra che adesso abbiamo gli strumenti a disposizione per cambiare radicalmente il modo in cui gli esseri umani reagiscono e si preparano a questi eventi altamente distruttivi".
Giovedì 29 Maggio 2014
Dong Choi
"La credenza di lunga data che i terremoti non possono essere previsti è stata dissipata dalla capacità dimostrata dallo IEVPC di prevedere con precisione i principali eventi sismici in anticipo. La nostra nuova tecnologia con il nostro sistema integrato di analisi dei precursori rappresenta un cambiamento del paradigma della previsione dei terremoti il cui tempo è terminato".
In memoria di: Raffaele Bendandi (Faenza, 17 Ottobre 1893 – Faenza, 3 Novembre 1979), ricercatore nel campo dei fenomeni sismici; eletto membro della Società Sismologica Italiana, dell'Accademia Torricelliana di Scienze e Lettere e della Artis Templum. Nominato da Giovanni Gronchi Cavaliere Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana.
Un italiano che ebbe il coraggio di infrangere le regole imposte dalla scienza. |
2011_fidani.pdf | |
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In alto: Alcune conferme alle previsioni dei terremoti di Raffaele Bendandi - Cristiano Fidani, Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, Perugia.
Da alcuni studi condotti dalla NASA, la magnetosfera terrestre sarebbe deteriorata ed in maniera piuttosto grave. Non si sa quale sia la causa di tale depauperamento magnetico, (se artificiale o naturale).
La scoperta è avvenuta alcuni mesi fa, grazie ai satelliti THEMIS della NASA (il 3 Giugno del 2007), i quali hanno scoperto un buco nel campo magnetico dieci volte più grande di qualsiasi cosa in precedenza si pensava esistesse. Il vento solare, stando agli studi dell'agenzia statunitense, potrebbe fluire attraverso questa apertura per caricare la magnetosfera e causare potenti tempeste geomagnetiche. I ricercatori sono molto sorpresi da questo fatto, tanto che David Sibeck, del Gobbard Space Flight Center, ha recentemente rilasciato una sconvolgende dichiarazione, nella quale egli ha affermato di non riuscire a credere a quanto stia avvenendo. Il buco sarebbe 4 volte più grande della Terra. I recenti aumenti del campo magnetico naturale e le recentissime e frequenti tempeste ELF, sono proprio l'effetto di tale varco magnetico.
"Il buco è enorme — quattro volte più grande della Terra stessa," spiega Wenhui Li, un fisico spaziale presso l'Università del New Hampshire che ha analizzato i dati. Il collega di Li Jimmy Raeder, anch'egli del New Hampshire, afferma "1027 particelle al secondo sono fluite nella magnetosfera: ciò corrisponde ad un 1 seguito da 27 zeri. Questo tipo di afflusso è di un ordine di grandezza superiore a quello che pensavamo fosse possibile."
"Ad un profano questo fatto può sembrare un cavillo, ma per un fisico spaziale è quasi un evento sismico," spiega Sibeck. "Quando lo dico ai miei colleghi, la maggior parte reagisce con scetticismo, come se stessi cercando di convincerli che il Sole sorge ad ovest."
Ecco il motivo per cui non possono credere alle loro orecchie. Il vento solare preme contro la magnetosfera terrestre all'altezza dell'equatore dove il campo magnetico del nostro pianeta punta a nord. Supponiamo che un fascio di magnetismo solare arrivi e che punti anch'esso a nord. I due campi dovrebbero rinforzarsi a vicenda, corroborando le difese magnetiche della Terra e chiudendo la porta al vento solare. Nel linguaggio della fisica spaziale, un campo magnetico solare che punta a nord è chiamato un "IMF settentrionale" ed è sinonimo di protezione!
"Così si può immaginare la nostra sorpresa quando un IMF settentrionale arriva ed invece entra," afferma Sibeck. "Questo capovolge completamente la nostra comprensione delle cose."
Gli I.M.F. settentrionali non innescano in realtà tempeste geomagnetiche, nota Raeder, ma preparano il terreno per le tempeste, caricando la magnetosfera con il plasma. Una magnetosfera carica è pronta per le aurore, per le interruzioni di energia ed altri disturbi che possono aver luogo quando una C.M.E. (espulsione di massa coronale) la colpisce.
Gli anni a venire potrebbero essere particolarmente vivaci. Raeder spiega: "Stiamo entrando nel ciclo solare 24. Per ragioni non del tutto comprese, le C.M.E. nei cicli solari a numeri pari (come 24) tendono a colpire la Terra con un bordo d'entrata magnetizzato a nord. Tale C.M.E. dovrebbe aprire un varco e caricare la magnetosfera con il plasma poco prima che la tempesta abbia inizio. E' la sequenza perfetta per un evento davvero grande."
Sibeck concorda. "Questo fatto potrebbe portare alle più forti tempeste geomagnetiche che abbiamo mai visto in molti anni."
Autore: Dr. Tony Phillips - Credit: Science@ N.A.S.A.
http://www.giornalettismo.com/archives/66420/tempesta-solare-attesa-2013-dice/
La scoperta è avvenuta alcuni mesi fa, grazie ai satelliti THEMIS della NASA (il 3 Giugno del 2007), i quali hanno scoperto un buco nel campo magnetico dieci volte più grande di qualsiasi cosa in precedenza si pensava esistesse. Il vento solare, stando agli studi dell'agenzia statunitense, potrebbe fluire attraverso questa apertura per caricare la magnetosfera e causare potenti tempeste geomagnetiche. I ricercatori sono molto sorpresi da questo fatto, tanto che David Sibeck, del Gobbard Space Flight Center, ha recentemente rilasciato una sconvolgende dichiarazione, nella quale egli ha affermato di non riuscire a credere a quanto stia avvenendo. Il buco sarebbe 4 volte più grande della Terra. I recenti aumenti del campo magnetico naturale e le recentissime e frequenti tempeste ELF, sono proprio l'effetto di tale varco magnetico.
"Il buco è enorme — quattro volte più grande della Terra stessa," spiega Wenhui Li, un fisico spaziale presso l'Università del New Hampshire che ha analizzato i dati. Il collega di Li Jimmy Raeder, anch'egli del New Hampshire, afferma "1027 particelle al secondo sono fluite nella magnetosfera: ciò corrisponde ad un 1 seguito da 27 zeri. Questo tipo di afflusso è di un ordine di grandezza superiore a quello che pensavamo fosse possibile."
"Ad un profano questo fatto può sembrare un cavillo, ma per un fisico spaziale è quasi un evento sismico," spiega Sibeck. "Quando lo dico ai miei colleghi, la maggior parte reagisce con scetticismo, come se stessi cercando di convincerli che il Sole sorge ad ovest."
Ecco il motivo per cui non possono credere alle loro orecchie. Il vento solare preme contro la magnetosfera terrestre all'altezza dell'equatore dove il campo magnetico del nostro pianeta punta a nord. Supponiamo che un fascio di magnetismo solare arrivi e che punti anch'esso a nord. I due campi dovrebbero rinforzarsi a vicenda, corroborando le difese magnetiche della Terra e chiudendo la porta al vento solare. Nel linguaggio della fisica spaziale, un campo magnetico solare che punta a nord è chiamato un "IMF settentrionale" ed è sinonimo di protezione!
"Così si può immaginare la nostra sorpresa quando un IMF settentrionale arriva ed invece entra," afferma Sibeck. "Questo capovolge completamente la nostra comprensione delle cose."
Gli I.M.F. settentrionali non innescano in realtà tempeste geomagnetiche, nota Raeder, ma preparano il terreno per le tempeste, caricando la magnetosfera con il plasma. Una magnetosfera carica è pronta per le aurore, per le interruzioni di energia ed altri disturbi che possono aver luogo quando una C.M.E. (espulsione di massa coronale) la colpisce.
Gli anni a venire potrebbero essere particolarmente vivaci. Raeder spiega: "Stiamo entrando nel ciclo solare 24. Per ragioni non del tutto comprese, le C.M.E. nei cicli solari a numeri pari (come 24) tendono a colpire la Terra con un bordo d'entrata magnetizzato a nord. Tale C.M.E. dovrebbe aprire un varco e caricare la magnetosfera con il plasma poco prima che la tempesta abbia inizio. E' la sequenza perfetta per un evento davvero grande."
Sibeck concorda. "Questo fatto potrebbe portare alle più forti tempeste geomagnetiche che abbiamo mai visto in molti anni."
Autore: Dr. Tony Phillips - Credit: Science@ N.A.S.A.
http://www.giornalettismo.com/archives/66420/tempesta-solare-attesa-2013-dice/
Radio Emissions Project
Radio Emissions Project
Il Radio Emissions Project è un progetto (indipendente) di ricerca scientifica fondato nel Febbraio 2007 dal Dr. Gabriele Cataldi e dal Dr. Daniele Cataldi che si occupa dello studio dell'attività solare e dell'attività geomagnetica terrestre correlate all'attività sismica globale. Il cuore del progetto è rappresentato da una serie di ricevitori radio computerizzati, attivi 24 ore su 24, che permettono di monitorare il fondo geomagnetico terrestre e le emissioni radio naturali ad una frequenza compresa tra 0,0013 e 96000 Hz (banda SELF-LF) e con una risoluzione compresa tra 0,8 mHz (milliHz) e 1 Hz. Tale stazione è in grado di fornire delle misure spettrometriche e spettrografiche delle emissioni radio naturali captate attraverso una serie di antenne speciali (autocostruite), appositamente concepite per questo tipo di ricerca. Il Radio Emissions Project è il primo progetto di ricerca scientifica indipendente al mondo impegnato nella ricerca sulla previsione dei terremoti potenzialmente distruttivi e in grado di generare tsunami.
Dal 2011 forniscono i dati della propria attività di ricerca al Prof. Dott. Valentino Straser, geologo di fama internazionale, scienziato associato dell'"International Earthquake and Volcano Prediction Center" (Orlando, Florida, USA), scrittore, giornalista e divulgatore scientifico, esperto di radio-emissioni sismiche, che da alcuni decenni è impegnato a livello internazionale nello studio dei precursori sismici.
Il Prof. Valentino Straser, il Dr. Gabriele Cataldi e il Dr. Daniele Cataldi collaborano insieme dal 2011 nell'ambito della ricerca scientifica sui precursori sismici elettromagnetici. Conosciuti a livello internazionale in ogni ambito scientifico impegnato nello studio dei precursori sismici, sono considerati una voce scientifica autorevole e si annoverano tra i maggiori esperti al mondo che studiano i precursori sismici elettromagnetici.
Dal 2011 forniscono i dati della propria attività di ricerca al Prof. Dott. Valentino Straser, geologo di fama internazionale, scienziato associato dell'"International Earthquake and Volcano Prediction Center" (Orlando, Florida, USA), scrittore, giornalista e divulgatore scientifico, esperto di radio-emissioni sismiche, che da alcuni decenni è impegnato a livello internazionale nello studio dei precursori sismici.
Il Prof. Valentino Straser, il Dr. Gabriele Cataldi e il Dr. Daniele Cataldi collaborano insieme dal 2011 nell'ambito della ricerca scientifica sui precursori sismici elettromagnetici. Conosciuti a livello internazionale in ogni ambito scientifico impegnato nello studio dei precursori sismici, sono considerati una voce scientifica autorevole e si annoverano tra i maggiori esperti al mondo che studiano i precursori sismici elettromagnetici.
Metodologia di ricerca scientifica
Dr. Gabriele Cataldi
Il Radio Emissions Project adotta una metodologia di ricerca scientifica che si basa sul metodo induttivo[1], deduttivo[2] ed ipotetico-deduttivo o di verifica d’ipotesi[3].
[1] Permette di creare leggi a partire dall’osservazione dei fatti, mediante generalizzazione del comportamento osservato. http://www.mo-lwick.com.
[2] Aspira a dimostrare, mediante la logica pura, la conclusione nella sua totalità partendo da premesse, in modo da garantire la veracità delle conclusioni, se non si invalida la logica applicata. Si tratta del modello assiomatico proposto da Aristotele come il metodo scientifico ideale. http://www.molwick.com.
[3] Non implica, in principio, nessun problema, giacché la sua validità dipende dai risultati della stessa verifica. http://www.molwick.com.
[1] Permette di creare leggi a partire dall’osservazione dei fatti, mediante generalizzazione del comportamento osservato. http://www.mo-lwick.com.
[2] Aspira a dimostrare, mediante la logica pura, la conclusione nella sua totalità partendo da premesse, in modo da garantire la veracità delle conclusioni, se non si invalida la logica applicata. Si tratta del modello assiomatico proposto da Aristotele come il metodo scientifico ideale. http://www.molwick.com.
[3] Non implica, in principio, nessun problema, giacché la sua validità dipende dai risultati della stessa verifica. http://www.molwick.com.
Scopi e Finalità
Dr. Daniele Cataldi
La finalità del Radio Emissions Project è di fornire informazioni scientifiche (di elevata specificità e sempre verificabili) sulla variazione dell’attività geomagnetica terrestre e solare connesse all’attività sismica globale, nonché sui metodi e sulle tecnologie utilizzate, a livello amatoriale e dal progetto stesso, per realizzare una stazione di monitoraggio del fondo geomagnetico terrestre. Le informazioni sono rivolte a chiunque sia interessato alla sismologia in generale e ai fenomeni geomagnetici e solari correlati ai terremoti, anche sotto il profilo amatoriale e didattico.
I contenuti scientifici hanno lo scopo di fornire a chiunque sia interessato tutte le informazioni disponibili attualmente sullo stato dell'arte della ricerca scientifica dedicata sia a livello nazionale che internazionale ai precursori sismici elettromagnetici (PSE). I dati scientifici presenti in questo sito web riguardano principalmente: l’attività sismica globale, l’attività geomagnetica terrestre e l'attività solare; informazioni fornite pubblicamente da enti governativi, università e privati. I dati relativi alla correlazione tra attività solare, attività geomagnetica e attività sismica globale sono forniti dal Radio Emissions Project a titolo gratuito e personale.
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Il Campo Elettromagnetico
In fisica, il campo elettromagnetico è un campo tensoriale responsabile dell'interazione elettromagnetica, una delle quattro interazioni fondamentali.
Il campo elettromagnetico è costituito dalla combinazione del campo elettrico e del campo magnetico, è generato localmente da qualunque distribuzione di carica elettrica variabile nel tempo e si propaga sotto forma di onde elettromagnetiche. In particolare, il campo elettrico è generato nello spazio dalla presenza di carica, mentre il campo magnetico è generato dalla presenza di carica in moto; inoltre, la variazione di un campo determina la presenza dell'altro. Le equazioni di Maxwell, l campo elettromagnetico è costituito dalla combinazione del campo elettrico e del campo magnetico, è generato localmente da qualunque distribuzione di carica elettrica variabile nel tempo e si propaga sotto forma di onde elettromagnetiche. In particolare, il campo elettrico è generato nello spazio dalla presenza di carica, mentre il campo magnetico è generato dalla presenza di carica in moto; inoltre, la variazione di un campo determina la presenza dell'altro. Le equazioni di Maxwell, insieme alla forza di Lorentz, definiscono formalmente tale relazione e caratterizzano l'interazione del campo elettromagnetico con oggetti carichi.
L'introduzione di un campo, in particolare di un campo di forze, è un modo per descrivere l'interazione reciproca tra cariche, che nel vuoto avviene alla velocità della luce. Nella teoria classica dell'elettromagnetismo tale interazione viene considerata istantanea, dal momento che la velocità della luce è approssimativamente di 300000 chilometri al secondo, mentre nella trattazione relativistica si tiene conto del fatto che tale velocità è finita e la forza tra cariche si manifesta dopo un certo tempo: in tale contesto è corretto affermare che una carica interagisce solamente con il campo, ed il campo interagisce solo successivamente su un'eventuale seconda carica posta nelle vicinanze. Se si considera infine anche il ruolo dello spin delle particelle cariche si entra nell'ambito di competenza dell'elettrodinamica quantistica.
Il campo elettromagnetico è costituito dalla combinazione del campo elettrico e del campo magnetico, è generato localmente da qualunque distribuzione di carica elettrica variabile nel tempo e si propaga sotto forma di onde elettromagnetiche. In particolare, il campo elettrico è generato nello spazio dalla presenza di carica, mentre il campo magnetico è generato dalla presenza di carica in moto; inoltre, la variazione di un campo determina la presenza dell'altro. Le equazioni di Maxwell, l campo elettromagnetico è costituito dalla combinazione del campo elettrico e del campo magnetico, è generato localmente da qualunque distribuzione di carica elettrica variabile nel tempo e si propaga sotto forma di onde elettromagnetiche. In particolare, il campo elettrico è generato nello spazio dalla presenza di carica, mentre il campo magnetico è generato dalla presenza di carica in moto; inoltre, la variazione di un campo determina la presenza dell'altro. Le equazioni di Maxwell, insieme alla forza di Lorentz, definiscono formalmente tale relazione e caratterizzano l'interazione del campo elettromagnetico con oggetti carichi.
L'introduzione di un campo, in particolare di un campo di forze, è un modo per descrivere l'interazione reciproca tra cariche, che nel vuoto avviene alla velocità della luce. Nella teoria classica dell'elettromagnetismo tale interazione viene considerata istantanea, dal momento che la velocità della luce è approssimativamente di 300000 chilometri al secondo, mentre nella trattazione relativistica si tiene conto del fatto che tale velocità è finita e la forza tra cariche si manifesta dopo un certo tempo: in tale contesto è corretto affermare che una carica interagisce solamente con il campo, ed il campo interagisce solo successivamente su un'eventuale seconda carica posta nelle vicinanze. Se si considera infine anche il ruolo dello spin delle particelle cariche si entra nell'ambito di competenza dell'elettrodinamica quantistica.
Il campo elettromagnetico interagisce nello spazio con cariche elettriche e può manifestarsi anche in assenza di esse, trattandosi di un'entità fisica che può essere definita indipendentemente dalle sorgenti che l'hanno generata. In assenza di sorgenti il campo elettromagnetico è detto onda elettromagnetica, essendo un fenomeno ondulatorio che non richiede di alcun supporto materiale per diffondersi nello spazio e che nel vuoto viaggia alla velocità della luce. Secondo il modello standard, il quanto della radiazione elettromagnetica è il fotone, mediatore dell'interazione elettromagnetica.
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Un esempio di radiazione elettromagnetica di fondo (elettrosmog). La registrazione è stata egeuita in località Cecchina, Albano Laziale (RM); all'interno di un'abitazione situata in campagna. Lo spettrogramma è stato realizzato attraverso il noto free-software "Visual Analyser". (References: Gabriele Cataldi, Radio Emissions Project, 3 Luglio 2011)
Il Campo Magnetico
In fisica, in particolare nel magnetismo, il campo magnetico è un campo vettoriale solenoidale generato nello spazio dal moto di una carica elettrica o da un campo elettrico variabile nel tempo. Insieme al campo elettrico esso costituisce il campo elettromagnetico, responsabile dell'interazione elettromagnetica.Il campo magnetico agisce su un oggetto elettricamente carico tramite la forza di Lorentz, nel caso di una carica elettrica in movimento, oppure nel momento torcente che agisce su un dipolo magnetico.
L'evoluzione spaziale e temporale del campo magnetico è governata dalle equazioni di Maxwell, un sistema di quattro equazioni differenziali alle derivate parziali lineari che sta alla base della descrizione formale dell'interazione elettromagnetica.
Storicamente gli effetti magnetici vengono scoperti grazie a magneti naturali che, allo stesso tempo, generano un campo magnetico e ne subiscono gli effetti per via delle correnti elettriche su scala atomica. La scoperta della produzione di campi magnetici da parte di conduttori percorsi da corrente elettrica si deve a Ørsted nel 1820. Sperimentalmente, la direzione del vettore campo è la direzione indicata dalla posizione d'equilibrio dell'ago di una bussola immersa nel campo, mentre lo strumento per la misura del campo magnetico è il magnetometro.
www.wikipedia.org
Storicamente gli effetti magnetici vengono scoperti grazie a magneti naturali che, allo stesso tempo, generano un campo magnetico e ne subiscono gli effetti per via delle correnti elettriche su scala atomica. La scoperta della produzione di campi magnetici da parte di conduttori percorsi da corrente elettrica si deve a Ørsted nel 1820. Sperimentalmente, la direzione del vettore campo è la direzione indicata dalla posizione d'equilibrio dell'ago di una bussola immersa nel campo, mentre lo strumento per la misura del campo magnetico è il magnetometro.
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Il Campo Geomagnetico
Il campo geomagnetico è un fenomeno naturale presente sul pianeta Terra. Esso è assimilabile al campo magnetico generato da un dipolo magnetico con poli magnetici non coincidenti con quelli geografici e non statici, e con asse inclinato di 11,5° rispetto all'asse di rotazione terrestre. Le ipotesi sulle origini di questo campo sono numerose, ma oggi le teorie sono orientate verso un modello analogo a quello di una dinamo ad autoeccitazione. Anche altri corpi celesti, come il Sole o Giove, generano un loro campo magnetico planetario.
Il campo magnetico terrestre non è costante nel tempo, ma subisce notevoli variazioni in direzione ed intensità. Queste variazioni hanno portato, nel corso delle ere geologiche, alla deriva dei poli magnetici ed a ripetuti fenomeni di inversione del campo, con scambio dei poli magnetici Nord e Sud. Il magnetismo terrestre ha una notevole importanza per la vita sulla Terra: esso si estende per svariate decine di migliaia di chilometri nello spazio formando una zona chiamata magnetosfera la cui presenza genera una sorta di "scudo" elettromagnetico che devia, in parte, le particelle elettricamente cariche di cui è composto il vento solare riducendone la quantità che raggiunge il suolo.
Il campo geomagnetico è stato il primo campo terrestre ad essere teorizzato e descritto. La sua scoperta è attribuita alle osservazioni di Pierre de Maricourt, scienziato francese del XIII secolo, riportate nella sua Epistola de magnete (Lettera sul magnete), scritta nel 1269 (a stampa solo nel 1558).
L'unità di misura del campo geomagnetico nel sistema internazionale (SI) è il tesla (T). I valori del campo espressi in quest'unità di misura sono molto piccoli e nella pratica si utilizza il suo sottomultiplo nanotesla (nT), pari a 10−9 T, oppure il gauss (G) nel sistema CGSem (1 G = 10−4 T).
Dall'equatore ai poli, sulla superficie terrestre, il valore del campo varia da circa poco più di 20.000 nT all'equatore ai circa 70.000 nT delle zone polari.
Il campo magnetico terrestre non è costante nel tempo né uniforme nello spazio. Le variazioni del campo possono essere misurate e presentate come valori medi giornalieri, mensili ed annuali.
Il campo magnetico terrestre è soggetto a continue variazioni direzionali e di intensità di origine interna o esterna. Le variazioni a lungo periodo (5-10 anni), dette "variazioni secolari", sono dovute a cambiamenti nelle sorgenti profonde e sono riconosciute dai dati degli osservatori magnetici e dei record archeologici e geologici (paleomagnetismo).
Le variazioni a breve periodo (da pochi minuti fino a 5 anni) sono di origine esterna.
Una terza categoria è quella delle variazioni a periodo molto lungo, legate al ciclo solare di 11 anni.
Le "variazioni secolari" sono a loro volta divise in un contributo dovuto al campo dipolare ed uno al campo non dipolare (probabilmente correnti elettriche al passaggio nucleo-mantello come evidenziato dalle indagini di tomografia magnetica).
In sintesi la variazione secolare è caratterizzata da una diminuzione media annua del momento di dipolo dello 0,05%, una precessione verso W dell’asse di dipolo di 0,08° annui, uno spostamento verso N di 0,01° annui, una deriva occidentale del campo non dipolare di 0,2-0,3° annui (vedi mappe della declinazione magnetica) associato ad una certa deriva meridionale (meccanismi di rotazione differenziale nucleo-mantello), e infine una variazione di intensità del campo con tasso di circa 10 nT annui. Per quanto riguarda le inversioni di polarità del campo magnetico, esse comportano repentini (5-10 000 anni) cambiamenti della declinazione di 180° e inversioni di segno dell'inclinazione.
Il campo magnetico terrestre non è costante nel tempo, ma subisce notevoli variazioni in direzione ed intensità. Queste variazioni hanno portato, nel corso delle ere geologiche, alla deriva dei poli magnetici ed a ripetuti fenomeni di inversione del campo, con scambio dei poli magnetici Nord e Sud. Il magnetismo terrestre ha una notevole importanza per la vita sulla Terra: esso si estende per svariate decine di migliaia di chilometri nello spazio formando una zona chiamata magnetosfera la cui presenza genera una sorta di "scudo" elettromagnetico che devia, in parte, le particelle elettricamente cariche di cui è composto il vento solare riducendone la quantità che raggiunge il suolo.
Il campo geomagnetico è stato il primo campo terrestre ad essere teorizzato e descritto. La sua scoperta è attribuita alle osservazioni di Pierre de Maricourt, scienziato francese del XIII secolo, riportate nella sua Epistola de magnete (Lettera sul magnete), scritta nel 1269 (a stampa solo nel 1558).
L'unità di misura del campo geomagnetico nel sistema internazionale (SI) è il tesla (T). I valori del campo espressi in quest'unità di misura sono molto piccoli e nella pratica si utilizza il suo sottomultiplo nanotesla (nT), pari a 10−9 T, oppure il gauss (G) nel sistema CGSem (1 G = 10−4 T).
Dall'equatore ai poli, sulla superficie terrestre, il valore del campo varia da circa poco più di 20.000 nT all'equatore ai circa 70.000 nT delle zone polari.
Il campo magnetico terrestre non è costante nel tempo né uniforme nello spazio. Le variazioni del campo possono essere misurate e presentate come valori medi giornalieri, mensili ed annuali.
Il campo magnetico terrestre è soggetto a continue variazioni direzionali e di intensità di origine interna o esterna. Le variazioni a lungo periodo (5-10 anni), dette "variazioni secolari", sono dovute a cambiamenti nelle sorgenti profonde e sono riconosciute dai dati degli osservatori magnetici e dei record archeologici e geologici (paleomagnetismo).
Le variazioni a breve periodo (da pochi minuti fino a 5 anni) sono di origine esterna.
Una terza categoria è quella delle variazioni a periodo molto lungo, legate al ciclo solare di 11 anni.
Le "variazioni secolari" sono a loro volta divise in un contributo dovuto al campo dipolare ed uno al campo non dipolare (probabilmente correnti elettriche al passaggio nucleo-mantello come evidenziato dalle indagini di tomografia magnetica).
In sintesi la variazione secolare è caratterizzata da una diminuzione media annua del momento di dipolo dello 0,05%, una precessione verso W dell’asse di dipolo di 0,08° annui, uno spostamento verso N di 0,01° annui, una deriva occidentale del campo non dipolare di 0,2-0,3° annui (vedi mappe della declinazione magnetica) associato ad una certa deriva meridionale (meccanismi di rotazione differenziale nucleo-mantello), e infine una variazione di intensità del campo con tasso di circa 10 nT annui. Per quanto riguarda le inversioni di polarità del campo magnetico, esse comportano repentini (5-10 000 anni) cambiamenti della declinazione di 180° e inversioni di segno dell'inclinazione.
I fenomeni di natura geomagnetica che sono oggetto di studio nell'ambito del Radio Emissions Project fanno riferimento alle cosiddette "variazioni del campo", e più esattamente a:
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- Variazioni regolari dovute a correnti elettriche ionosferiche (ampiezza 2-10nT).
- Variazioni intermedie (pulsazioni geomagnetiche o pulsazioni continue) dovute all'interazione tra le particelle di cui è composto il vento solare e la magnetosfera terrestre (ampiezza 1-300nT).
- Variazioni irregolari dovute alla precipitazione di particelle solari negli strati più bassi dell'atmosfera terrestre (ampiezza 10-300nT) e a correnti elettriche presenti nella magnetosfera (ampiezza 50-500nT).
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Le particelle che cadono all'interno dell'atmosfera terrestre provengono dal Sole e sono trasportate verso la Terra attraverso un getto continuo di plasma a bassa pressione che prende il nome di Vento Solare. Con il termine "Vento Solare" si indica proprio questo flusso continuo di ioni (circa il 95-98%) e di elementi più pesanti (tra il 5-2%) che vengono emessi dalla corona solare e trasportati all'interno del sistema solare (eliosfera). Fenomeni come "Brillamenti" (il precursore delle eiezioni di massa coronale o CME) e "Buchi Coronali" determinano un aumento della densità degli ioni emessi dal Sole che, in particolari condizioni, può raggiungere valori molto elevati.
Quando questo flusso incontra la magnetosfera terrestre si generano una serie di fenomeni fisici (prodotti per effetto di interazioni elettromagnetiche e onda-particella) che producono emissioni radio e variazioni del campo magnetico terrestre che possono essere monitorati molto semplicemente sia dallo spazio che dalla superficie terrestre attraverso dei ricevitori.
Poiché gli ioni espulsi dal Sole, quando si trovano in prossimità della Terra vengono deviati dalla magnetosfera verso i poli magnetici, è qui che si produrranno le maggiori interferenze elettromagnetiche. |
La deviazione deriva dal fatto che ogni carica elettrica (quindi anche gli ioni del vento solare) immersa in un campo magnetico tende a seguire una traiettoria circolare, o meglio, a spirale (risonanza ionica ciclotronica) e si avvita lungo le linee di questo campo. Poiché il Vento Solare è permeato dal campo magnetico solare, questo si proietta nello spazio interplanetario interagendo con il campo magnetico dei pianeti. Ecco dunque che gli ioni presenti nel vento solare incontrando la magnetosfera terrestre deviano la loro direzione di moto risalendo le linee del campo magnetico terrestre sino al punto dove queste emergono, e cioè ai poli. In pratica, si tratta di una forma di interazione tra il vento solare (fenomeno di origine solare) e la magnetosfera terrestre (fenomeno di origine terrestre). Quando gli ioni del vento solare raggiungono i poli risalendo le linee del campo magnetico terrestre, giungono sino a terra dopo aver attraversato tutta l'atmosfera terrestre. E' proprio durante questa discesa che gli ioni, attraversando la ionosfera terrestre, ne eccitano gli atomi che diseccitandosi emettono luce. Tale luminosità è chiamata Aurora...
Le dimensioni della nuvola ionica emessa dal Sole ha dimensioni enormi. Un getto di massa coronale solare carico di ioni (CME) viene emesso da una piccola porzione della superficie solare e si apre a ventaglio mentre si propaga nello spazio interplanetario. In prossimità della Terra (a 150 milioni di km dal Sole) questo getto può assumere un diametro di decine di milioni di km e colpisce la magnetosfera terrestre ad una velocità che solitamente è di alcune centinaia di km/s (in alcuni casi la velocità può raggiungere 1000, 1500 km/s). Questo scontro interagisce con la magnetosfera terrestre producendo delle intense perturbazioni del campo geomagnetico terrestre che possono essere misurate da terra con l'ausilio di un magnetometro...
Sito Web consigliato: Fabio Bonucci IK0IXI
Satellites in low-Earth orbit (LEO) provide the most effective means of mapping the long wavelengths of the magnetic field caused by the magnetization of the Earth's crust. The first global magnetic anomaly maps were produced from POGO (1960s) and Magsat (1979) satellite measurements. A breakthrough in resolution and accuracy was achieved with the CHAMP satellite, launched in July 2000. Apart from an order of magnitude improvement in magnetometer accuracy, CHAMP was designed to remain in LEO for many years, leading to excellent spatial coverage.
The MF6 model was produced using a new scalar data product from the latest three years of measurements from the CHAMP flux-gate magnetometer. The modeling methodology remained largly unchanged from the previous version MF5. MF6 resolves the crustal magnetic field to spherical harmonic degree 120, corresponding to length scales down to 333 km. The MF6 model is the first satellite-based magnetic model to resolve the direction of oceanic magnetic lineations, revealing the age structure of oceanic crust.
Ascolto delle Onde Radio a Bassa Frequenza
Dalle ELF (Extreme Low Frequency) alle VLF (Very Low Frequency)
In questo capitolo tratteremo un argomento di ricerca molto vasto ed interessante che riguarda varie tipologie di fenomeni atmosferici, astronomici ed artificiali che pur avendo un’origine diversa tra loro, hanno in comune l’emissione di onde radio a bassa frequenza: onde elettromagnetiche che vanno da 0 Hz a 300 kHz.
Durante lo sviluppo dell’industria delle telecomunicazioni ci si è resi conto che esistevano dei fenomeni naturali e/o atmosferici in grado di generare sorgenti di onde elettromagnetiche di ampiezza sufficiente da essere ricevute attraverso ricevitori radio commerciali.
Oltre ai fenomeni di origine atmosferica vi sono un altro gruppo di fenomeni luminosi (LTPA o fenomeni luminosi transitori visibili in atmosfera) la cui origine deve essere ancora compresa ma che sembrano emettere radiofrequenza. Uno studio sugli LTPA venne per la prima volta affrontato nell’Agosto del 2000 durante il famoso "Progetto Hessdalen" con il quale si cercava e si cerca ancora oggi di spiegare la natura di queste manifestazioni luminose che furono osservate per la prima volta nella famosa valle norvegese di Hessdalen, già a partire dagli anni ‘80.
Dagli studi condotti nell’Agosto del 2000 emerse, comunque, che non vi era nessuna correlazione tra questo tipo di manifestazioni (luminose) e l’emissione di onde elettromagnetiche a bassa frequenza, anche se gli studi e le osservazioni scientifiche eseguite raccolsero pochissimi dati, e quindi non è possibile ancora trarre nessuna conclusione.
Al contrario, sono molte le informazioni raccolte in merito ai fenomeni naturali che emettono radiofrequenza, un fenomeno molto comune è l’emissione di onde elettromagnetiche da parte delle meteoriti che entrano nell’atmosfera terrestre. Tali emissioni sono dovuto alle reazioni chimiche e fisiche che avvengono durante l’impatto tra la superficie del meteorite in movimento a decine di chilometri al secondo e la densa atmosfera terrestre ad una quota di circa 80-90 km. Il fenomeno è conosciuto come “elettrofonia” poiché l'emissione delle onde radio prodotte da questi corpi giunge a terra e penetra negli oggetti metallici che iniziano a vibrare producendo tipici ronzii. Le prime registrazioni elettroniche vennero eseguite nel 1937 ad opera di S. S. Stevens che coniò il termine ed in seguito da P. Dravert che introdusse il “bolide elettrofonico”.
I fenomeni luminosi in grado di produrre radiofrequenza non sono solo di origine meteorica ci sono anche quelli di natura atmosferica. Tra questi le aurore boreali, che generano emissioni ben precise; i fulmini. Ci sono poi i fenomeni di tipo geologico. In concomitanza con le scosse telluriche (terremoti) o con movimenti delle falde continentali si sprigionano onde elettromagnetiche a bassa frequenza non percepibili con normali apparecchiature Radio. Di fronte ai pochi dati raccolti ad Hessdalen ed in Italia, nasce la necessità di approntare uno studio scientifico più serio per raccogliere più dati su questi fenomeni e cercare così di comprendere meglio i meccanismi che generano tali manifestazioni [1]
Per quanto riguarda le emissioni radio di tipo artificiale pochi sapranno, ad esempio, che le frequenze SLF sono utilizzate dai sommergibili per comunicare con le basi militari. Le onde a bassa frequenza, hanno un alto potere penetrante nell'acqua e possono raggiungere i sottomarini anche a medie profondità (10-40 metri). In genere, le emissioni che hanno una frequenza di 1000 Hz o meno, riescono a superare anche spessi strati di roccia ed infatti questo tipo di onde radio sono normalmente utilizzate per le telecomunicazioni nelle miniere. Alcuni studi hanno dimostrato che le emissioni ULF sono riferibili anche a manifestazioni telluriche di intensità media, come descritto in letteratura. Comunicazioni ULF sono state spesso utilizzate per trasmissioni militari segrete. Pubblicazioni NATO AGARD degli anni '60 descrivono questi metodi nei particolari; denominate "Earth Mode", tali telecomunicazioni utilizzano elettrodi piantati a terra e sono in grado di percorre alcuni chilometri (il metodo è stato ipotizzato da Nikola Tesla già nel 1899). Ci sono poi, scendendo ancora a frequenze più basse, le onde elettromagnetiche comprese tra i 30 e i 300 Hz (banda SLF). All'interno di questa banda troviamo le emittenti antropiche (50 e 60 Hz) generate dagli elettrodotti per il trasporto dell'energia elettrica per utilizzo domestico e industriale. Scendendo ancora a frequenze più basse troviamo la banda ELF con frequenza compresa tra i 3 e i 30 Hz. All'interno di questa banda cadono un parte delle emissioni di natura geomagnetica e non sono note emittenti di tipo antropico se non quelle rappresentate dagli elettrodotti per il trasporto su rotaia (16,6 Hz). Il limite inferiore conosciuto delle onde radio è rappresentato dalla banda SELF (la cui frequenza va da >0 Hz a <3 Hz). In questa banda è possibile osservare unicamente emissioni di natura geomagnetica:
[1] Fonte Bibliografica: Teodorani, Massimo, Montebugnoli, Stelio e Monari, Jader. Primi Passi Del Progetto Embla A Hessdalen: Rapporto Preliminare. http://www.itacomm.net/PH/em-bla2000/embla2000_i.htm Cremonini, Andrea. Ricevitore VLF a correlazione per Il monitoraggio dei fenomeni elettromagnetici In atmosfera. http://www.itacomm.net/PH-/crem.pdf http://www.vlf.it/easyloop/_easyloop.htm
Durante lo sviluppo dell’industria delle telecomunicazioni ci si è resi conto che esistevano dei fenomeni naturali e/o atmosferici in grado di generare sorgenti di onde elettromagnetiche di ampiezza sufficiente da essere ricevute attraverso ricevitori radio commerciali.
Oltre ai fenomeni di origine atmosferica vi sono un altro gruppo di fenomeni luminosi (LTPA o fenomeni luminosi transitori visibili in atmosfera) la cui origine deve essere ancora compresa ma che sembrano emettere radiofrequenza. Uno studio sugli LTPA venne per la prima volta affrontato nell’Agosto del 2000 durante il famoso "Progetto Hessdalen" con il quale si cercava e si cerca ancora oggi di spiegare la natura di queste manifestazioni luminose che furono osservate per la prima volta nella famosa valle norvegese di Hessdalen, già a partire dagli anni ‘80.
Dagli studi condotti nell’Agosto del 2000 emerse, comunque, che non vi era nessuna correlazione tra questo tipo di manifestazioni (luminose) e l’emissione di onde elettromagnetiche a bassa frequenza, anche se gli studi e le osservazioni scientifiche eseguite raccolsero pochissimi dati, e quindi non è possibile ancora trarre nessuna conclusione.
Al contrario, sono molte le informazioni raccolte in merito ai fenomeni naturali che emettono radiofrequenza, un fenomeno molto comune è l’emissione di onde elettromagnetiche da parte delle meteoriti che entrano nell’atmosfera terrestre. Tali emissioni sono dovuto alle reazioni chimiche e fisiche che avvengono durante l’impatto tra la superficie del meteorite in movimento a decine di chilometri al secondo e la densa atmosfera terrestre ad una quota di circa 80-90 km. Il fenomeno è conosciuto come “elettrofonia” poiché l'emissione delle onde radio prodotte da questi corpi giunge a terra e penetra negli oggetti metallici che iniziano a vibrare producendo tipici ronzii. Le prime registrazioni elettroniche vennero eseguite nel 1937 ad opera di S. S. Stevens che coniò il termine ed in seguito da P. Dravert che introdusse il “bolide elettrofonico”.
I fenomeni luminosi in grado di produrre radiofrequenza non sono solo di origine meteorica ci sono anche quelli di natura atmosferica. Tra questi le aurore boreali, che generano emissioni ben precise; i fulmini. Ci sono poi i fenomeni di tipo geologico. In concomitanza con le scosse telluriche (terremoti) o con movimenti delle falde continentali si sprigionano onde elettromagnetiche a bassa frequenza non percepibili con normali apparecchiature Radio. Di fronte ai pochi dati raccolti ad Hessdalen ed in Italia, nasce la necessità di approntare uno studio scientifico più serio per raccogliere più dati su questi fenomeni e cercare così di comprendere meglio i meccanismi che generano tali manifestazioni [1]
Per quanto riguarda le emissioni radio di tipo artificiale pochi sapranno, ad esempio, che le frequenze SLF sono utilizzate dai sommergibili per comunicare con le basi militari. Le onde a bassa frequenza, hanno un alto potere penetrante nell'acqua e possono raggiungere i sottomarini anche a medie profondità (10-40 metri). In genere, le emissioni che hanno una frequenza di 1000 Hz o meno, riescono a superare anche spessi strati di roccia ed infatti questo tipo di onde radio sono normalmente utilizzate per le telecomunicazioni nelle miniere. Alcuni studi hanno dimostrato che le emissioni ULF sono riferibili anche a manifestazioni telluriche di intensità media, come descritto in letteratura. Comunicazioni ULF sono state spesso utilizzate per trasmissioni militari segrete. Pubblicazioni NATO AGARD degli anni '60 descrivono questi metodi nei particolari; denominate "Earth Mode", tali telecomunicazioni utilizzano elettrodi piantati a terra e sono in grado di percorre alcuni chilometri (il metodo è stato ipotizzato da Nikola Tesla già nel 1899). Ci sono poi, scendendo ancora a frequenze più basse, le onde elettromagnetiche comprese tra i 30 e i 300 Hz (banda SLF). All'interno di questa banda troviamo le emittenti antropiche (50 e 60 Hz) generate dagli elettrodotti per il trasporto dell'energia elettrica per utilizzo domestico e industriale. Scendendo ancora a frequenze più basse troviamo la banda ELF con frequenza compresa tra i 3 e i 30 Hz. All'interno di questa banda cadono un parte delle emissioni di natura geomagnetica e non sono note emittenti di tipo antropico se non quelle rappresentate dagli elettrodotti per il trasporto su rotaia (16,6 Hz). Il limite inferiore conosciuto delle onde radio è rappresentato dalla banda SELF (la cui frequenza va da >0 Hz a <3 Hz). In questa banda è possibile osservare unicamente emissioni di natura geomagnetica:
- 0÷1 kHz – Emissioni associate a fenomeni tettonici e vulcanici
- 0.1÷10 Hz – Modi di risonanza della cavità alfvenica.
- 0÷100 kHz – Emissioni legate a processi vari di instabilità nel plasma magnetosferico e ionosferico.
- 1 Hz – Vento Solare.
- 3 Hz – Elettrodotti Ferrovia.
- 6÷50 Hz – Modi di risonanza longitudinale della cavità Terra-ionosfera.
- 10 Hz ÷ 20 kHz – Emissioni secondarie generate da onde magnetoidrodinamiche prodotte all'interno della magnetosfera, eccitate da transienti EM artificiali e naturali.
- 16,66 Hz - Elettrodotti locomotive elettriche italiane (Radio Emissions Project)
- 50 Hz – Elettrodotti per uso civile.
- 80 Hz ÷ 3 kHz – Stazioni Radio Militari.
- 200 Hz ÷ 1 kHz – Emissioni prodotte dalle esplosioni nucleari.
- 300 Hz ÷ 30 kHz – Meteoriti in atmosfera.
- 800 Hz ÷ 5 kHz – Segnali di risonanza trasversale della cavità Terra e ionosfera
- 1÷4 kHz – Quando il tempo é brutto, poco prima del sorgere del sole, si possono ascoltare gruppi casuali di suoni "cinguettanti" a frequenza crescente (nella banda 1÷4 kHz). Tale fenomeno, causato dalle aurore boreali, é particolarmente intenso nelle zone costiere ed in alta montagna.
- 1÷100 kHz – Emissioni associate a impulsi radio di origine atmosferica.
- 2-60 kHz – Emissioni dovute a “Sprite”, “Blue Jet”, “Red Flash” ecc. nell'alta atmosfera.
- 6-50 kHz – Emissioni che accompagnano gli impulsi gamma atmosferici.
- 10.30÷13.60 kHz – Stazioni OMEGA, sistema per il rilevamento dei sottomarini.
- 60÷80 kHz – Segnali Orari.
[1] Fonte Bibliografica: Teodorani, Massimo, Montebugnoli, Stelio e Monari, Jader. Primi Passi Del Progetto Embla A Hessdalen: Rapporto Preliminare. http://www.itacomm.net/PH/em-bla2000/embla2000_i.htm Cremonini, Andrea. Ricevitore VLF a correlazione per Il monitoraggio dei fenomeni elettromagnetici In atmosfera. http://www.itacomm.net/PH-/crem.pdf http://www.vlf.it/easyloop/_easyloop.htm
La propagazione elettromagnetica in questo momento
Fondo elettromagnetico (E.M.) naturale
Di seguito, riportiamo il testo molto esplicativo sul “rumore elettronico di fondo”, pubblicato sul sito web del “Progetto MEM” (Monitoraggio Elettromagnetico Ambientale nelle bande ULF-ELF-VLF 0,001 Hz – 100 Khz), nato su iniziativa della Regione Abruzzo e dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV):
Il fondo elettromagnetico naturale, osservabile in qualunque punto della superficie terrestre, è dato dalla sovrapposizione di una quantità di segnali prodotti da un numero enorme di sorgenti distribuite nella cavità Terra-ionosfera, nella magnetosfera, nella ionosfera e all'interno della Terra. Questo fondo permea lo spazio compreso tra la superficie terrestre e la ionosfera interagendo in maniera complessa con le due superfici che limitano la cavità. Alcuni di questi segnali sono[1]:
Il rumore di fondo naturale misurato sulla superficie terrestre è dominato dal fondo atmosferico prodotto dall'insieme delle scariche elettriche che hanno luogo sull'intera superficie terrestre al ritmo di circa 60-100 al secondo con una estensione spettrale vastissima, da qualche Hz fino a diversi MHz con un massimo intorno a 300 kHz. Lo spettro intrinseco di ciascun evento viene deformato dalla presenza della cavità Terra-ionosfera, in pratica si osservano diverse finestre spettrali, la prima con un massimo intorno a 8 Hz con le relative armoniche che giungono fino a 45 Hz (risonanza Schumann), la seconda nella banda 900 Hz 5000 Hz (risonanza trasversale), la terza nella banda centrata tra 5 kHz e 12 kHz
Le sorgenti elettromagnetiche, dal punto di vista dell'estensione spaziale possono essere classificate in:
Queste sorgenti, dal punto di vista della natura intrinseca possono essere:
Dal punto di vista spettrale:
Dal punto di vista statistico:
In natura possono presentarsi combinazioni varie di tutte queste schematizzazioni. Inoltre una data sorgente osservata in punti diversi può manifestare proprietà completamente differenti. Vi sono anche sorgenti magnetiche non irradianti o quasi (QNR), molto diffuse in natura, in cui il campo magnetico rimane confinato nel volume della sorgente, tipico esempio sono le sorgenti toroidali (sorgenti dinamo nella magnetosfera, nella ionosfera e nel nucleo terrestre). Le sorgenti estese complesse in generale possiedono quasi sempre una componente toroidale. Queste componenti non sono accessibili mediante misure effettuate lontano dalla sorgente, nel senso che non è possibile determinare il bilancio energetico del sistema attraverso misure esterne al sistema. In realtà ciò che si misura sono soltanto le componenti poloidali delle sorgenti. Queste componenti, nel caso di sorgenti molto estese, di dimensioni maggiori della lunghezza d'onda dominante, producono campi elettrici e magnetici la cui lunghezza di correlazione spaziale e temporale riflette le proprietà di coerenza della sorgente legate ai processi di genesi dei campi. Nella zona reattiva si riesce quasi sempre a trovare il legame tra la coerenza spaziale e temporale dei campi misurati e la coerenza spaziale e temporale del sistema di correnti che generano tali campi. Infine vi sono sorgenti naturali le quali vengono attivate da segnali artificiali. Spesso uno stesso segnale artificiale si manifesta in due bande di frequenza completamente diverse e distanti tra di loro. I segnali relativi alle due bande risultano provenire da direzioni opposte: la superficie terrestre e la ionosfera. Ad esempio i grandi sistemi di trasmissione e di trasformazione dell'energia elettrica possono dare luogo a fenomeni di risonanza locale nella magnetosfera producendo segnali di origine magnetosferica caratterizzati da righe spettrali distanziate di 100 Hz[2].
[1] http://www.progettomem.it
[2] http://www.progettomem.it
Il fondo elettromagnetico naturale, osservabile in qualunque punto della superficie terrestre, è dato dalla sovrapposizione di una quantità di segnali prodotti da un numero enorme di sorgenti distribuite nella cavità Terra-ionosfera, nella magnetosfera, nella ionosfera e all'interno della Terra. Questo fondo permea lo spazio compreso tra la superficie terrestre e la ionosfera interagendo in maniera complessa con le due superfici che limitano la cavità. Alcuni di questi segnali sono[1]:
- modi di oscillazione libera delle cavità magnetosferica (0.001 Hz – 0.01 Hz);
- modi di risonanza della cavità alfvenica (0.1 Hz 10 Hz);
- modi di risonanza longitudinale della cavità Terra-ionosfera (6 Hz – 50 Hz);
- fenomeni risonanza onda-particella trasversale (risonanza ciclotronica) e longitudinale (risonanza Cerenkov, 1 kHz – 20 kHz);
- emissioni legate a processi vari di instabilità nel plasma magnetosferico e ionosferico (0.001Hz – 100 kHz);
- segnali elettromagnetici associati al transito di meteore nell'atmosfera (300 Hz – 30 kHz);
- emissioni associate a impulsi radio di origine atmosferica (1 kHz – 100 kHz);
- emissioni che accompagnano gli impulsi gamma atmosferici (6 kHz – 50 kHz);
- emissioni dovute a “sprite”, “blue jet”, “red flash” ecc. nell'alta atmosfera (2 kHz – 60 kHz);
- emissioni secondarie generate da onde magnetoidrodinamiche prodotte all'interno della magnetosfera, eccitate da transienti EM artificiali e naturali (10 Hz – 20 kHz);
- emissioni prodotte dalle esplosioni nucleari (200 Hz – 10000 Hz);
- emissioni associate a fenomeni tettonici e vulcanici (0.001 Hz – 1000 Hz);
- segnali di risonanza trasversale della cavità Terra-ionosfera (800 Hz – 5000 Hz).
Il rumore di fondo naturale misurato sulla superficie terrestre è dominato dal fondo atmosferico prodotto dall'insieme delle scariche elettriche che hanno luogo sull'intera superficie terrestre al ritmo di circa 60-100 al secondo con una estensione spettrale vastissima, da qualche Hz fino a diversi MHz con un massimo intorno a 300 kHz. Lo spettro intrinseco di ciascun evento viene deformato dalla presenza della cavità Terra-ionosfera, in pratica si osservano diverse finestre spettrali, la prima con un massimo intorno a 8 Hz con le relative armoniche che giungono fino a 45 Hz (risonanza Schumann), la seconda nella banda 900 Hz 5000 Hz (risonanza trasversale), la terza nella banda centrata tra 5 kHz e 12 kHz
Le sorgenti elettromagnetiche, dal punto di vista dell'estensione spaziale possono essere classificate in:
- dipoli elementari puntiformi;
- dipoli elementari estesi;
- multipoli ibridi estesi;
- multipoli ibridi puntiformi.
Queste sorgenti, dal punto di vista della natura intrinseca possono essere:
- magnetici;
- elettrici;
- ibridi.
Dal punto di vista spettrale:
- sorgenti termiche;
- sorgenti colorate;
- sorgenti complesse.
Dal punto di vista statistico:
- gaussiane;
- isotrope;
- stazionarie;
- impulsive;
- omogenee.
In natura possono presentarsi combinazioni varie di tutte queste schematizzazioni. Inoltre una data sorgente osservata in punti diversi può manifestare proprietà completamente differenti. Vi sono anche sorgenti magnetiche non irradianti o quasi (QNR), molto diffuse in natura, in cui il campo magnetico rimane confinato nel volume della sorgente, tipico esempio sono le sorgenti toroidali (sorgenti dinamo nella magnetosfera, nella ionosfera e nel nucleo terrestre). Le sorgenti estese complesse in generale possiedono quasi sempre una componente toroidale. Queste componenti non sono accessibili mediante misure effettuate lontano dalla sorgente, nel senso che non è possibile determinare il bilancio energetico del sistema attraverso misure esterne al sistema. In realtà ciò che si misura sono soltanto le componenti poloidali delle sorgenti. Queste componenti, nel caso di sorgenti molto estese, di dimensioni maggiori della lunghezza d'onda dominante, producono campi elettrici e magnetici la cui lunghezza di correlazione spaziale e temporale riflette le proprietà di coerenza della sorgente legate ai processi di genesi dei campi. Nella zona reattiva si riesce quasi sempre a trovare il legame tra la coerenza spaziale e temporale dei campi misurati e la coerenza spaziale e temporale del sistema di correnti che generano tali campi. Infine vi sono sorgenti naturali le quali vengono attivate da segnali artificiali. Spesso uno stesso segnale artificiale si manifesta in due bande di frequenza completamente diverse e distanti tra di loro. I segnali relativi alle due bande risultano provenire da direzioni opposte: la superficie terrestre e la ionosfera. Ad esempio i grandi sistemi di trasmissione e di trasformazione dell'energia elettrica possono dare luogo a fenomeni di risonanza locale nella magnetosfera producendo segnali di origine magnetosferica caratterizzati da righe spettrali distanziate di 100 Hz[2].
[1] http://www.progettomem.it
[2] http://www.progettomem.it
Registrazione audio della risonanza magnetosferica
Il file che vedete in basso contiene la registrazione audio del fondo elettromagnetico naturale magnetosferico. Tale registrazione include frequenze classificabili come infrasuoni poiché inferiori ai 20 Hz e, quindi, non sono udibili dall'orecchio dell'uomo. Se possedete un buon software di editing audio vi consigliamo di ascoltare questa traccia audio ad una velocità 5 volte superiore al normale: in questo modo anche le frequenze più basse risulteranno udibili.
25feb10-0156_-_segnale_audio_della_risonanza_magnetosferica_0-100_hz.mp3 | |
File Size: | 4798 kb |
File Type: | mp3 |
Tale registrazione è stata realizzata il giorno 25 Febbraio 2010 alle ore 01:56 am ed è coperta da diritti d'autore. Può essere scaricata; riprodotta e diffusa in altri siti web o in qualsiasi altro formato digitale; analizzata da altre equipe; citata all'interno di opere letterarie pubbliche o private o via radio o attraverso canali televisivi senza alcun problema. L'unico abbligo che avete è citarne la fonte: Gabriele Cataldi, LTPA Observer Project, Radio Emissions Project.
Precursori Sismici Elettromagnetici (P.S.E.)
In questi ultimi anni si è parlato spesso di temi legati alla previsione di terremoti; si è detto di tutto e il contrario di tutto. Sulla Home del progetto "Radio Emissions Project" e sui link che fanno parte del progetto avrete modo di conoscere cosa realmente la comunità scientifica internazionale è stata in grado di accertare sui cosiddetti "Precursori Sismici di tipo Elettromagnetico" (PSE) dal lontano 1880, anno in cui risalgono le prime osservazioni sulla correlazione tra le anomalie elettromagnetiche (oggi diremmo "anomalie geomagnetiche"...) e i terremoti (Milne 1890).
Che che se ne dica, i PSE esistono (Ohta et al. 2013). Questo significa che stiamo parlando di segnali radio che è possibile rilevare con molta facilità attraverso qualsiasi tipo di ricevitore radio ed a qualunque frequenza radio conosciuta anche se è stato osservato che questo tipo di emissioni radio hanno un'intensità che è direttamente proporzionale alla loro lunghezza d'onda. In letteratura si fa riferimento alla captazione di segnali radio aventi una frequenza che parte da circa 1 mHz (milliHertz, ossia 1/1000 di Hz) sino a raggiungere alcune centinaia di MHz (megaHertz). Il motivo per cui queste emissioni hanno una larghezza di banda così grande dipende da molti fattori, alcuni di carattere squisitamente geomagnetico, altri legati soprattutto ai fenomeni che spiegano come, all'interno della crosta terrestre, sia possibile generare questi segnali (cinetica elettrochimica, elettrocinetica, effetto piezoelettrico diretto, etc...) alcuni minuti prima o durante un evento sismico.
Con il termine PSE, dunque, si intende qualunque segnale radio naturale che è possibile rilevare prima che si verifichi un terremoto, piccolo o grande che sia. Seguirà un breve spaccato storico sui PSE...
Che che se ne dica, i PSE esistono (Ohta et al. 2013). Questo significa che stiamo parlando di segnali radio che è possibile rilevare con molta facilità attraverso qualsiasi tipo di ricevitore radio ed a qualunque frequenza radio conosciuta anche se è stato osservato che questo tipo di emissioni radio hanno un'intensità che è direttamente proporzionale alla loro lunghezza d'onda. In letteratura si fa riferimento alla captazione di segnali radio aventi una frequenza che parte da circa 1 mHz (milliHertz, ossia 1/1000 di Hz) sino a raggiungere alcune centinaia di MHz (megaHertz). Il motivo per cui queste emissioni hanno una larghezza di banda così grande dipende da molti fattori, alcuni di carattere squisitamente geomagnetico, altri legati soprattutto ai fenomeni che spiegano come, all'interno della crosta terrestre, sia possibile generare questi segnali (cinetica elettrochimica, elettrocinetica, effetto piezoelettrico diretto, etc...) alcuni minuti prima o durante un evento sismico.
Con il termine PSE, dunque, si intende qualunque segnale radio naturale che è possibile rilevare prima che si verifichi un terremoto, piccolo o grande che sia. Seguirà un breve spaccato storico sui PSE...
Piccola, ma doverosa premessa...
Per intraprendere lo studio delle emissioni radio pre-sismiche, e quindi dei precursori sismici di tipo elettromagnetico, è necessario possedere una cultura scientifica molto vasta che abbraccia la geofisica, la sismologia, l'elettronica, l'informatica, la statistica, l'elettromagnetismo e la fisica in generale. Senza queste conoscenze è impossibile comprendere di cosa stiamo parlando e cosa sono i PSE (precursori sismici elettromagnetici), come è possibile rilevarli, che caratteristiche hanno e come sono correlati all'attività sismica globale... Ci è sembrato doveroso fare questa piccola premessa principalmente per rispetto di tutti coloro (scienziati e semplici appassionati) che studiano seriamente e scientificamente da molti anni i precursori sismici di tipo elettromagnetico.
Cosa sono i PSE?
Innanzitutto dobbiamo chiarire che è impensabile pretendere di riassumere in una pagina web tutto ciò che la comunità scientifica internazionale ha avuto modo di accertare sulle emissioni radio pre-sismiche. Questo perché dall'anno in cui fu pubblicato il primo studio su questi segnali radio (1890) ad oggi, sono state realizzate alcune decine di migliaia di pubblicazioni scientifiche. Tralasciando gli studi realizzati a cavallo tra il 1800 e il 1900 e dedicandoci soprattutto alle scoperte compiute a partire dalla seconda metà del 1900 possiamo affermare che i precursori sismici elettromagnetici (PSE in italiano o Seismic Electromagnetic Precursors o SEPs in anglosassone) sono dei fenomeni elettromagnetici reali che vengono osservati precedere eventi sismici di forte intensità.
Magnetic field activity in units of nanoteslas (nT) from September 1989 through April 1990 measured at Corralitos (COR, see Fig. 2), California. The M=7.1 Loma Prieta earthquake occurred on October 17, 1989. (After Fenoglio et al., 1993.). D. Karakelian, S.L. Klemperer, A.C. Fraser-Smith, G.A.: ThompsonUltra-low frequency electromagnetic measurements associated with the 1998 Mw 5.1 San Juan Bautista, California earthquake and implications for mechanisms of electromagnetic earthquake precursors. Department of Geophysics, Stanford University, Stanford, CA 94305-2215, USA
Gli scienziati sostengono che durante alcuni terremoti (in genere prima, ma a volte anche durante l’attività sismica) vengono emessi dei segnali elettromagnetici (EM). Questo tipo di dati sono apparsi in letteratura per diversi decenni (Parrot e Johnston, 1989; Park, 1993; Park, 1996; Johnston, 1997) e fanno riferimento ad una gamma ampia ed eccezionale di fenomeni elettromagnetici osservati nelle bande ELF, SLF, ULF, VLF e LF (0,001 Hz - 300 kHz).
Ad esempio, Gokhberg (1982) e Yoshino (1991) hanno osservato un aumento di ampiezza del segnale radio a 81 kHz qualche tempo prima (da minuti ad ore) del verificarsi di sismi distanti anche centinaia di km, ed hanno attribuito a questo fenomeno un significato predittivo: Precursore Sismico Elettromagnetico (PSE) o Sismoelectric Signal (SES).
Il primo impiego scientifico dei PSE avvenne in Grecia (Varotsos, 1993a; Varotsos, 1993b) e si osservò che transitavano con un ampiezza di 20 mv/km rimanendo visibili per diversi minuti. Furono registrati per mezzo di antenne a dipolo di diversa lunghezza. Attualmente il loro meccanismo di generazione è oggetto di dibattito (Lighthill, 1996; Pham, 1999).
I rapporti condotti in questi anni hanno messo in luce che i PSE si estendono oltre una vasta gamma di frequenze, dai megahertz sino al limite più basso conosciuto delle onde elettromagnetiche (OEM). Johnston e Mueller (1987) osservarono le alterazioni del campo magnetico ambientale durante il terremoto avvenuto nel 1986 a Nord Palm Springs (Sud California, vicino alla faglia di San Andreas); Johnston (1994) osservo modificazioni del campo magnetico durante il sisma avvenuto a Landers (nella stessa regione) nel 1992.
Alle alte frequenze, e nelle emissioni radio di 18 MHz, furono registrati su più ricevitori delle anomalie elettromagnetiche (PSE) che precedettero di 15 minuti il grande terremoto del 1960 che si abbatté sul Cile (Warwick, 1982).
Nella banda ELF (0,01-10 Hz), Fraser-Smith (1990) registrò delle fluttuazioni anomale del campo magnetico qualche tempo prima che il sisma del 17 Ottobre 1987, di magnitudo 7,1, si abbatté a Loma Prieta, nella California centrale. In particolare, fu osservato un aumento di ampiezza del fondo elettromagnetico due settimane prima della scossa principale, continuando poi ad aumentare sino a tre ore prima del sisma.
Altre emissioni anomale nella banda ELF possibilmente correlate a terremoti, sono state registrate diverse ore prima del sisma magnitudo 6,9 che si abbatté su Spitak, in Armenia, il 7 Dicembre 1988 (Molchanov, 1992; Kopytenko, 1993). Altre anomalie del fondo elettromagnetico furono osservate sia circa due settimane che pochi giorni prima del sisma magnitudo 8 che si abbatté sul Guam, l’8 Agosto 1993 (Hayakawa, 1996). (1)
Ad esempio, Gokhberg (1982) e Yoshino (1991) hanno osservato un aumento di ampiezza del segnale radio a 81 kHz qualche tempo prima (da minuti ad ore) del verificarsi di sismi distanti anche centinaia di km, ed hanno attribuito a questo fenomeno un significato predittivo: Precursore Sismico Elettromagnetico (PSE) o Sismoelectric Signal (SES).
Il primo impiego scientifico dei PSE avvenne in Grecia (Varotsos, 1993a; Varotsos, 1993b) e si osservò che transitavano con un ampiezza di 20 mv/km rimanendo visibili per diversi minuti. Furono registrati per mezzo di antenne a dipolo di diversa lunghezza. Attualmente il loro meccanismo di generazione è oggetto di dibattito (Lighthill, 1996; Pham, 1999).
I rapporti condotti in questi anni hanno messo in luce che i PSE si estendono oltre una vasta gamma di frequenze, dai megahertz sino al limite più basso conosciuto delle onde elettromagnetiche (OEM). Johnston e Mueller (1987) osservarono le alterazioni del campo magnetico ambientale durante il terremoto avvenuto nel 1986 a Nord Palm Springs (Sud California, vicino alla faglia di San Andreas); Johnston (1994) osservo modificazioni del campo magnetico durante il sisma avvenuto a Landers (nella stessa regione) nel 1992.
Alle alte frequenze, e nelle emissioni radio di 18 MHz, furono registrati su più ricevitori delle anomalie elettromagnetiche (PSE) che precedettero di 15 minuti il grande terremoto del 1960 che si abbatté sul Cile (Warwick, 1982).
Nella banda ELF (0,01-10 Hz), Fraser-Smith (1990) registrò delle fluttuazioni anomale del campo magnetico qualche tempo prima che il sisma del 17 Ottobre 1987, di magnitudo 7,1, si abbatté a Loma Prieta, nella California centrale. In particolare, fu osservato un aumento di ampiezza del fondo elettromagnetico due settimane prima della scossa principale, continuando poi ad aumentare sino a tre ore prima del sisma.
Altre emissioni anomale nella banda ELF possibilmente correlate a terremoti, sono state registrate diverse ore prima del sisma magnitudo 6,9 che si abbatté su Spitak, in Armenia, il 7 Dicembre 1988 (Molchanov, 1992; Kopytenko, 1993). Altre anomalie del fondo elettromagnetico furono osservate sia circa due settimane che pochi giorni prima del sisma magnitudo 8 che si abbatté sul Guam, l’8 Agosto 1993 (Hayakawa, 1996). (1)
Nel 2007 anche la NASA parla dello stato della ricerca scientifica sui precursori sismici, stilando un nutrito elenco dei fenomeni che si manifestano prima dei terremoti che sono/sono stati oggetto di studio da parte di scienziati e della comunità scientifica internazionale. La NASA considera testualmente questi fenomeni dei "Precursori Sismici":
- Planetary positions
- Ground deformations
- Geomagnetic methods
- Energy accumulation rate
- Earthquake clouds
- Gravity anomalies
- Ground water level
- Radon concentrations
- Meteorological conditions
- Thermal infrared
- Infrasound
- Crustal stress
- Abnormal behaviour of animals
- Geo-electric pulse
- Historical/statistical data
- Ground-based EM field
- Tilt meters
- GPS
- TGFR
- MS-Double Time Method
- Geo-electricity
- Micro-vibration
- Earth resistivity
- Geochemistry
- Seismic gap
- Foreshocks
- Geodesy
- Micro-changes
- Ionosphere
Monitoraggio Elettromagnetico, lo stato dell'arte...
La prima cosa di cui è possibile prendere coscienza leggendo i maggiori studi scientifici condotti sui precursori sismici elettromagnetici è che la maggior parte di queste emissioni radio sono state registrate casualmente da sistemi di rilevazione (ricevitori) utilizzati per altri scopi.
La scoperta quindi, come succede a volte anche in altri campi di ricerca è stata fatta per caso... Non va dimenticato, infatti, che la prima emissione radio con caratteristiche di predittività sismica fu captata quando la radio era ancora un apparecchio elettronico sperimentale e non poteva essere acquistato, diciamo così, nel botteghino sotto casa (Milne 1890). Negli anni a seguire queste "radio-anomalie" furono captate soprattutto attraverso ricevitori radio militari che avevano lo scopo di intercettare le deboli emissioni radio dei sottomarini. Anche in questo caso, poiché l'avanzamento tecnologico interviene generalmente prima di tutto in ambito militare, trascorsero alcuni anni affinché queste tecnologie fossero disponibili anche in ambito civile.
Anche oggi, era in cui certamente l'elettronica e l'informatica hanno fatto progressi inimmaginabili rispetto a 50 anni fa', è ancora moto difficile reperire sulla faccia della Terra una stazione di monitoraggio radio sovvenzionata dalle istituzioni governative o da università dedicata esclusivamente allo studio delle emissioni radio pre-sismiche, fatta eccezione per le stazioni private gestite da appassionati.
Nel nostro Paese prima della nascita del Radio Emissions project, non erano disponibili stazioni di monitoraggio elettromagnetico concepite esclusivamente per monitorare i precursori sismici elettromagnetici; ma attenzione, non perché all'Italia manca la strumentazione necessaria, ma perché non si è fatta mai ricerca scientifica sui precursori sismici elettromagnetici a livello governativo o universitario, almeno ufficialmente, se non negli ultimi anni e comunque con moltissimo ritardo rispetto ad altri paesi come gli Stati Uniti, l'ex Unione Sovietica, il Giappone e il Nord Europa. Oggi, i progetti di ricerca ufficiali dedicati al monitoraggio e allo studio dei precursori sismici elettromagnetici si contano sulle dita di una mano e la maggior parte di questi procede a singhiozzi...
Ma che cos'è e come è fatta una stazione di monitoraggio dei precursori sismici elettromagnetici? Una stazione di monitoraggio di questo tipo prevede l'utilizzo di strumenti così particolari che non possono essere acquistati presso un negozio di elettronica ma devono essere auto-costruiti. Date le caratteristiche delle onde elettromagnetiche che devono essere captate, i ricevitori radio sono equipaggiati di elettronica concepita appositamente per lavorare a frequenze davvero basse, e cioè tra 0,001 e 15 Hz circa, mantenendo un livello di rumore elettronico dell'ordine di alcuni nV√Hz. Le antenne utilizzate sono concepite per essere molto sensibili ai campi magnetici e sono solitamente rappresentate da bobine equipaggiate di nucleo ferromagnetico ad elevata permeabilità magnetica che contengono solitamente decine di migliaia di spire. Questo tipo di ricevitore, inoltre, deve essere connesso ad un sistema di registrazione informatizzato concepito per fornire un'operatività 24H7.
Attualmente, anche se le stazioni radio dedicate allo studio dei precursori sismici elettromagnetici sono aumentate soprattutto grazie al numero degli appassionati che è evidentemente aumentato, l'attività di ricerca è insufficiente per permetterci di affermare che questi fenomeni sono monitorati in modo adeguato.
Forse non tutti sanno che attualmente, in tutto il mondo, sono operativi poco più di 20 progetti scientifici (governativi e non) che si occupano di studiare i precursori sismici. La maggior parte di questi si sono concentrati sulle emissioni radio pre-sismiche di natura ionosferica ed epicentrali (emissioni radio VLF-HF) e cioè sulle emissioni radio di tipo locale; mentre pochissimi sono quelli dedicati al monitoraggio della cosiddetta banda geomagnetica meglio definiti come precursori sismici elettromagnetici di tipo "non locale" o precursori sismici geomagnetici (emissioni radio SELF-ELF). Il Radio Emissions Project si annovera tra questi ultimi.
La scoperta quindi, come succede a volte anche in altri campi di ricerca è stata fatta per caso... Non va dimenticato, infatti, che la prima emissione radio con caratteristiche di predittività sismica fu captata quando la radio era ancora un apparecchio elettronico sperimentale e non poteva essere acquistato, diciamo così, nel botteghino sotto casa (Milne 1890). Negli anni a seguire queste "radio-anomalie" furono captate soprattutto attraverso ricevitori radio militari che avevano lo scopo di intercettare le deboli emissioni radio dei sottomarini. Anche in questo caso, poiché l'avanzamento tecnologico interviene generalmente prima di tutto in ambito militare, trascorsero alcuni anni affinché queste tecnologie fossero disponibili anche in ambito civile.
Anche oggi, era in cui certamente l'elettronica e l'informatica hanno fatto progressi inimmaginabili rispetto a 50 anni fa', è ancora moto difficile reperire sulla faccia della Terra una stazione di monitoraggio radio sovvenzionata dalle istituzioni governative o da università dedicata esclusivamente allo studio delle emissioni radio pre-sismiche, fatta eccezione per le stazioni private gestite da appassionati.
Nel nostro Paese prima della nascita del Radio Emissions project, non erano disponibili stazioni di monitoraggio elettromagnetico concepite esclusivamente per monitorare i precursori sismici elettromagnetici; ma attenzione, non perché all'Italia manca la strumentazione necessaria, ma perché non si è fatta mai ricerca scientifica sui precursori sismici elettromagnetici a livello governativo o universitario, almeno ufficialmente, se non negli ultimi anni e comunque con moltissimo ritardo rispetto ad altri paesi come gli Stati Uniti, l'ex Unione Sovietica, il Giappone e il Nord Europa. Oggi, i progetti di ricerca ufficiali dedicati al monitoraggio e allo studio dei precursori sismici elettromagnetici si contano sulle dita di una mano e la maggior parte di questi procede a singhiozzi...
Ma che cos'è e come è fatta una stazione di monitoraggio dei precursori sismici elettromagnetici? Una stazione di monitoraggio di questo tipo prevede l'utilizzo di strumenti così particolari che non possono essere acquistati presso un negozio di elettronica ma devono essere auto-costruiti. Date le caratteristiche delle onde elettromagnetiche che devono essere captate, i ricevitori radio sono equipaggiati di elettronica concepita appositamente per lavorare a frequenze davvero basse, e cioè tra 0,001 e 15 Hz circa, mantenendo un livello di rumore elettronico dell'ordine di alcuni nV√Hz. Le antenne utilizzate sono concepite per essere molto sensibili ai campi magnetici e sono solitamente rappresentate da bobine equipaggiate di nucleo ferromagnetico ad elevata permeabilità magnetica che contengono solitamente decine di migliaia di spire. Questo tipo di ricevitore, inoltre, deve essere connesso ad un sistema di registrazione informatizzato concepito per fornire un'operatività 24H7.
Attualmente, anche se le stazioni radio dedicate allo studio dei precursori sismici elettromagnetici sono aumentate soprattutto grazie al numero degli appassionati che è evidentemente aumentato, l'attività di ricerca è insufficiente per permetterci di affermare che questi fenomeni sono monitorati in modo adeguato.
Forse non tutti sanno che attualmente, in tutto il mondo, sono operativi poco più di 20 progetti scientifici (governativi e non) che si occupano di studiare i precursori sismici. La maggior parte di questi si sono concentrati sulle emissioni radio pre-sismiche di natura ionosferica ed epicentrali (emissioni radio VLF-HF) e cioè sulle emissioni radio di tipo locale; mentre pochissimi sono quelli dedicati al monitoraggio della cosiddetta banda geomagnetica meglio definiti come precursori sismici elettromagnetici di tipo "non locale" o precursori sismici geomagnetici (emissioni radio SELF-ELF). Il Radio Emissions Project si annovera tra questi ultimi.
Dalle emissioni "locali" a quelle "non "locali"...
I primi progetti di ricerca scientifici che hanno permesso di monitorare i PSE per lunghi periodi sono stati realizzati in Grecia (Varotsos. 1993a), in Giappone (Uyeda, 1998) e negli Stati Uniti (Johnston, 1989; Park, 1991).
Il problema di fondo della ricerca sui PSE è stato il ritenere per moltissimi anni (per circa 80 anni) che i PSE fossero segnali radio generatisi esclusivamente nei pressi dell'ipocentro sismico escludendo, in pratica, qualsiasi altra teoria scientifica. Era difatti impensabile ritenere, come poi è stato chiarito solo recentemente soprattutto attraverso gli studi del Radio Emissions Project e del Prof. Valentino Straser) che queste emissioni potessero avere un'origine "non locale" o "globale".
La causa di tutto ciò è da imputare soprattutto alla carenza di ricevitori elettronici in grado di lavorare in modo efficiente (e con un rumore elettronico trascurabile) nelle bande SELF-ELF; carenza che è durata per molti decenni e cioè per buona parte della prima metà del XX secolo, se non fino agli anni '70, addirittura. La seconda causa è da imputare alla scarsa conoscenza che avevamo dei fenomeni geomagnetici e dei fenomeni solari soprattutto a causa della mancanza di satelliti artificiali in grado di tenere sotto controllo l'attività solare e il cosiddetto Tempo Meteorologico Spaziale (Space Weather).
In tempi più recenti e con l'avvento del nuovo millennio, soprattutto grazie alla grande velocità con cui si sono evolute le tecnologie informatiche ed elettroniche, fu possibile progettare ricevitori radio sempre più efficienti e in grado di fornire dei dati di qualità mai osservata prima. L'avvento dell'era spaziale, con la messa in orbita di decine di satelliti artificiali concepiti per monitorare il Sole, il vento solare e la magnetosfera terrestre, ha permesso di comprendere più dettagliatamente tutti quei fenomeni nati dall'interazione tra il vento solare e la magnetosfera terrestre che non avevamo mai potuto misurare dallo spazio ma solo dalla superficie della Terra. Solo grazie a queste conquiste tecnologiche e scientifiche è stato possibile postulare nuove teorie sui precursori sismici elettromagnetici che hanno ribaltato completamente lo stato della ricerca sui PSE rispetto a quella condotta nella prima metà del XX secolo. Per molti anni, infatti la ricerca sui PSE è stata considerata un'attività di ricerca scientifica mediocre rispetto ad altre soprattutto perché l'idea più emergente era che non valeva la pena spendere tempo e risorse economiche per studiare un fenomeno elettromagnetico di cui non si sapeva quasi nulla Molti ricercatori erano addirittura contrari all'esistenza stessa dei PSE e consideravano quindi tutti gli studiosi che se ne occupavano dei ricercatori di classe B, più dediti alla metafisica che alla fisica vera e propria... Altri ricercatori non erano interessati ai PSE semplicemente perché affermavano che questo tipo di ricerca non avrebbe prodotto alcunché di positivo per l'intera umanità e semmai dei risultati fosse stato possibile ottenerli, ci sarebbero voluti secoli... Ecco dunque perché per molti anni parte della comunità scientifica internazionale non si è mai interessata allo studio dei PSE.
Oggi, contrariamente a quanto molti ricercatori auspicavano nel secolo scorso, lo studio dei PSE non è più considerata un'attività di ricerca scientifica mediocre o di classe inferiore rispetto alle altre, anzi! Molte nazioni hanno creato dei progetti di ricerca scientifici ufficiali dedicati allo studio dei PSE, un esempio sono: USA (International Earthquake and Volcano Prediction Center; Berkeley Seismological Lab; Quake Finder Project; Southern California Earthquake Center; Earthquake Forecasting and Predictability), Giappone (Electromagnetic Studies of Earthquakes and Volcanoes); Earthquake Remote Sensing Frontier Project; Eartquake Prediction Research Center; Japan Earthquake Prevision Center), Grecia (Electromagnetic Variation), Comunità Europea (Search for Electro-Magnetic Earthquake Precursors), Turchia (Search for Electro-Magnetic Earthquake Precursors), Germania (Pre-Earthquakes Project), Italia (Pre-Earthquakes Project; Friuli Experimental Seismic Network; Associazione Radioamatori Italiani; China Seismo-Electromagnetic Satellite; INGV-DPC Project S3; Central Italy Electromagnetic Network; Osservatorio Permanente Emissioni Radiosismiche; Radio Emissions Project), Russia (Pre-Earthquakes Project; earch for Electro-Magnetic Earthquake Precursors; Earthquake Prediction Center - GeoQuake; TwinSat Project), Cina (Pre-Earthquakes Project; Integrated Search for Taiwan Earthquake Precursor; China Seismo-Electromagnetic Satellite), Inghilterra (Small Satellite for Earthquake Prediction; TwinSat Project; Stanford University), Francia (DEMETER Satellite), Iran (National Center for Earthquake Prediction), Romania (Multiple Electromagnetic Field Infrasound Monitoring Network).
C'è poi l'Electromagnetic Monitoring Network of ISTC (International Science & Tecnology Center), progetto di monitoraggio elettromagnetico multiparametrico supportato dall'Istituto di Geologia della Repubblica del Kyrgyzstan che porterà la costruzione di una rete di sensori elettromagnetici a partire dal 2015, cui partecipano: Armenia, Comunità Europea, Georgia, Giappone, Kazakhstan, Norvegia, Repubblica di Corea, la Federazione Russa, Tajikistan, USA e Repubblica di Kyrgyz.
Quelli appena elencati sono progetti di ricerca (alcuni dei quali non più attivi) dedicati ai precursori sismici di tipo elettromagnetico. La maggior parte di essi sono stati creati da enti governativi o da prestigiose Università, mentre il resto è rappresentato da progetti scientifici creati da privati, ossia da ricercatori o da semplici appassionati.
Il nostro Paese risulta essere ai vertici della ricerca mondiale sui PSE se si prende come riferimento il numero totale di progetti di ricerca scientifica dedicati ai PSE, ma è agli ultimi posti se si considerano solo i progetti di ricerca governativi; mentre nessuno progetto scientifico risulta essere attualmente stato creato e gestito da un'Università. In molte nazioni, lo studio dei PSE è stato delegato all'ente che si occupa del monitoraggio geofisico e vulcanologico del distretto sismico cui fa capo la nazione stessa (in pratica, il nostro corrispettivo è l'INGV). E' dunque chiaro, seppur con le relative riserve e dubbi, che ufficialmente la comunità scientifica internazionale si occupa dello studio scientifico dei precursori sismici elettromagnetici attraverso progetti creati ad hoc.
Possibili spiegazioni fisiche sulla natura delle anomalie nella banda ELF sono state proposte da Draganov (1991), da Fenoglio (1995) e da Merzer e Klemperer (1997). È ormai certo che questo tipo di emissioni possono essere registrate in qualsiasi punto sulla superficie terrestre poiché non subiscono praticamente alcun tipo di attenuazione significativa se sono generate ad una profondità di circa 10 km (l'INGV, l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha avuto modo di chiarire che i segnali radio che hanno una frequenza non superiore a 1000 Hz subiscono un'attenuazione trascurabile quando attraversano il corpo planetario terrestre e sono dunque rilevabili da qualsiasi punto della superficie terrestre - Progetto MEM). Diverso è per le emissioni che cadono nella banda VLF (Telford, 1990, Chp. 6), LF, MF, HF e cosi via.
Il parere più diffuso all'inizio del nuovo millennio era che non è possibile dimostrare che qualsiasi anomalia registrata nella banda ELF sia veramente generata da un terremoto, e questo perché i processi che portano il verificarsi di un sisma non possono essere riprodotti sperimentalmente. La ricerca sui PSE cercava di confermare la natura sismica di una radio-anomalia sulla base di tre criteri:
1) la registrazione simultanea dell’anomalia su più strumenti posti in siti differenti;
2) l’affidabilità degli strumenti;
3) la plausibilità del modello scientifico preso come riferimento per spiegare la natura dei PSE.
Si tratta, in pratica, di tre criteri utilizzati ancora oggi ma che deve tener conto di due aspetti importanti:
Il problema principale di questa linea di pensiero risiedeva nel fatto che la "specificità" nell'ambito della predittività sismica delle emissioni radio pre-sismiche che si osservavano prevalentemente nella banda VLF ed LF non era elevata, dunque in conclusione non sempre prima di un forte terremoto era possibile osservare un'emissione radio. Cosa diversa invece accade per le emissioni che cadono all'interno della banda SELF ed ELF.
(1): Seismological Research Letters Volume 71, Number 4, 423-436 July/August 2000; A Transportable System for Monitoring Ultra Low Frequency Electromagnetic Signals Associated with Earthquakes; Darcy Karakelian, Simon L. Klemperer, Antony C. Fraser-Smith, and Gregory C. Beroza - Stanford University, Department of Geophysics, Stanford, CA 94305-2215 - [email protected]
Il problema di fondo della ricerca sui PSE è stato il ritenere per moltissimi anni (per circa 80 anni) che i PSE fossero segnali radio generatisi esclusivamente nei pressi dell'ipocentro sismico escludendo, in pratica, qualsiasi altra teoria scientifica. Era difatti impensabile ritenere, come poi è stato chiarito solo recentemente soprattutto attraverso gli studi del Radio Emissions Project e del Prof. Valentino Straser) che queste emissioni potessero avere un'origine "non locale" o "globale".
La causa di tutto ciò è da imputare soprattutto alla carenza di ricevitori elettronici in grado di lavorare in modo efficiente (e con un rumore elettronico trascurabile) nelle bande SELF-ELF; carenza che è durata per molti decenni e cioè per buona parte della prima metà del XX secolo, se non fino agli anni '70, addirittura. La seconda causa è da imputare alla scarsa conoscenza che avevamo dei fenomeni geomagnetici e dei fenomeni solari soprattutto a causa della mancanza di satelliti artificiali in grado di tenere sotto controllo l'attività solare e il cosiddetto Tempo Meteorologico Spaziale (Space Weather).
In tempi più recenti e con l'avvento del nuovo millennio, soprattutto grazie alla grande velocità con cui si sono evolute le tecnologie informatiche ed elettroniche, fu possibile progettare ricevitori radio sempre più efficienti e in grado di fornire dei dati di qualità mai osservata prima. L'avvento dell'era spaziale, con la messa in orbita di decine di satelliti artificiali concepiti per monitorare il Sole, il vento solare e la magnetosfera terrestre, ha permesso di comprendere più dettagliatamente tutti quei fenomeni nati dall'interazione tra il vento solare e la magnetosfera terrestre che non avevamo mai potuto misurare dallo spazio ma solo dalla superficie della Terra. Solo grazie a queste conquiste tecnologiche e scientifiche è stato possibile postulare nuove teorie sui precursori sismici elettromagnetici che hanno ribaltato completamente lo stato della ricerca sui PSE rispetto a quella condotta nella prima metà del XX secolo. Per molti anni, infatti la ricerca sui PSE è stata considerata un'attività di ricerca scientifica mediocre rispetto ad altre soprattutto perché l'idea più emergente era che non valeva la pena spendere tempo e risorse economiche per studiare un fenomeno elettromagnetico di cui non si sapeva quasi nulla Molti ricercatori erano addirittura contrari all'esistenza stessa dei PSE e consideravano quindi tutti gli studiosi che se ne occupavano dei ricercatori di classe B, più dediti alla metafisica che alla fisica vera e propria... Altri ricercatori non erano interessati ai PSE semplicemente perché affermavano che questo tipo di ricerca non avrebbe prodotto alcunché di positivo per l'intera umanità e semmai dei risultati fosse stato possibile ottenerli, ci sarebbero voluti secoli... Ecco dunque perché per molti anni parte della comunità scientifica internazionale non si è mai interessata allo studio dei PSE.
Oggi, contrariamente a quanto molti ricercatori auspicavano nel secolo scorso, lo studio dei PSE non è più considerata un'attività di ricerca scientifica mediocre o di classe inferiore rispetto alle altre, anzi! Molte nazioni hanno creato dei progetti di ricerca scientifici ufficiali dedicati allo studio dei PSE, un esempio sono: USA (International Earthquake and Volcano Prediction Center; Berkeley Seismological Lab; Quake Finder Project; Southern California Earthquake Center; Earthquake Forecasting and Predictability), Giappone (Electromagnetic Studies of Earthquakes and Volcanoes); Earthquake Remote Sensing Frontier Project; Eartquake Prediction Research Center; Japan Earthquake Prevision Center), Grecia (Electromagnetic Variation), Comunità Europea (Search for Electro-Magnetic Earthquake Precursors), Turchia (Search for Electro-Magnetic Earthquake Precursors), Germania (Pre-Earthquakes Project), Italia (Pre-Earthquakes Project; Friuli Experimental Seismic Network; Associazione Radioamatori Italiani; China Seismo-Electromagnetic Satellite; INGV-DPC Project S3; Central Italy Electromagnetic Network; Osservatorio Permanente Emissioni Radiosismiche; Radio Emissions Project), Russia (Pre-Earthquakes Project; earch for Electro-Magnetic Earthquake Precursors; Earthquake Prediction Center - GeoQuake; TwinSat Project), Cina (Pre-Earthquakes Project; Integrated Search for Taiwan Earthquake Precursor; China Seismo-Electromagnetic Satellite), Inghilterra (Small Satellite for Earthquake Prediction; TwinSat Project; Stanford University), Francia (DEMETER Satellite), Iran (National Center for Earthquake Prediction), Romania (Multiple Electromagnetic Field Infrasound Monitoring Network).
C'è poi l'Electromagnetic Monitoring Network of ISTC (International Science & Tecnology Center), progetto di monitoraggio elettromagnetico multiparametrico supportato dall'Istituto di Geologia della Repubblica del Kyrgyzstan che porterà la costruzione di una rete di sensori elettromagnetici a partire dal 2015, cui partecipano: Armenia, Comunità Europea, Georgia, Giappone, Kazakhstan, Norvegia, Repubblica di Corea, la Federazione Russa, Tajikistan, USA e Repubblica di Kyrgyz.
Quelli appena elencati sono progetti di ricerca (alcuni dei quali non più attivi) dedicati ai precursori sismici di tipo elettromagnetico. La maggior parte di essi sono stati creati da enti governativi o da prestigiose Università, mentre il resto è rappresentato da progetti scientifici creati da privati, ossia da ricercatori o da semplici appassionati.
Il nostro Paese risulta essere ai vertici della ricerca mondiale sui PSE se si prende come riferimento il numero totale di progetti di ricerca scientifica dedicati ai PSE, ma è agli ultimi posti se si considerano solo i progetti di ricerca governativi; mentre nessuno progetto scientifico risulta essere attualmente stato creato e gestito da un'Università. In molte nazioni, lo studio dei PSE è stato delegato all'ente che si occupa del monitoraggio geofisico e vulcanologico del distretto sismico cui fa capo la nazione stessa (in pratica, il nostro corrispettivo è l'INGV). E' dunque chiaro, seppur con le relative riserve e dubbi, che ufficialmente la comunità scientifica internazionale si occupa dello studio scientifico dei precursori sismici elettromagnetici attraverso progetti creati ad hoc.
Possibili spiegazioni fisiche sulla natura delle anomalie nella banda ELF sono state proposte da Draganov (1991), da Fenoglio (1995) e da Merzer e Klemperer (1997). È ormai certo che questo tipo di emissioni possono essere registrate in qualsiasi punto sulla superficie terrestre poiché non subiscono praticamente alcun tipo di attenuazione significativa se sono generate ad una profondità di circa 10 km (l'INGV, l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha avuto modo di chiarire che i segnali radio che hanno una frequenza non superiore a 1000 Hz subiscono un'attenuazione trascurabile quando attraversano il corpo planetario terrestre e sono dunque rilevabili da qualsiasi punto della superficie terrestre - Progetto MEM). Diverso è per le emissioni che cadono nella banda VLF (Telford, 1990, Chp. 6), LF, MF, HF e cosi via.
Il parere più diffuso all'inizio del nuovo millennio era che non è possibile dimostrare che qualsiasi anomalia registrata nella banda ELF sia veramente generata da un terremoto, e questo perché i processi che portano il verificarsi di un sisma non possono essere riprodotti sperimentalmente. La ricerca sui PSE cercava di confermare la natura sismica di una radio-anomalia sulla base di tre criteri:
1) la registrazione simultanea dell’anomalia su più strumenti posti in siti differenti;
2) l’affidabilità degli strumenti;
3) la plausibilità del modello scientifico preso come riferimento per spiegare la natura dei PSE.
Si tratta, in pratica, di tre criteri utilizzati ancora oggi ma che deve tener conto di due aspetti importanti:
- un miglioramento qualitativo e quantitativo della strumentazione utilizzata dai gruppi di ricerca;
- miglioramenti della comprensione dei processi fisici che precedono i terremoti. (1)
Il problema principale di questa linea di pensiero risiedeva nel fatto che la "specificità" nell'ambito della predittività sismica delle emissioni radio pre-sismiche che si osservavano prevalentemente nella banda VLF ed LF non era elevata, dunque in conclusione non sempre prima di un forte terremoto era possibile osservare un'emissione radio. Cosa diversa invece accade per le emissioni che cadono all'interno della banda SELF ed ELF.
(1): Seismological Research Letters Volume 71, Number 4, 423-436 July/August 2000; A Transportable System for Monitoring Ultra Low Frequency Electromagnetic Signals Associated with Earthquakes; Darcy Karakelian, Simon L. Klemperer, Antony C. Fraser-Smith, and Gregory C. Beroza - Stanford University, Department of Geophysics, Stanford, CA 94305-2215 - [email protected]
Alcune delle tappe più importanti della ricerca sui PSE dal 1880 al 2007:
1880: Viene osservata per la prima volta una correlazione statistica tra gli eventi sismici e alcuni fenomeni di natura elettromagnetica.
1890: Prima pubblicazione scientifica sulle emissioni radio che precedevano i terre-moti (Milne, J., Earthquakes in connection with electric and magnetic phenomena, Trans. Seismol. Soc. Jpn., 5, 135.).
1980: Fu osservato un aumento del segnale radio a 81 kHz (Banda VLF) alcuni minuti/ore prima di forti terremoti distanti alcune centinaia di Km dal ricevitore (Gokhberg, 1982 e Yoshino, 1991).
1988: Furono osservate anomalie del campo geomagnetico (Banda ELF) precedere il sisma M6,9 dek 7 Dicembre, che si abbatté a Spitak, in Armenia (Molchanov, 1992; Kopytenko, 1993).
1989: Venne osservata per la prima volta una variazione del fondo geomagnetico (Banda ELF: 0,01-10 Hz) che precedette il sisma M7,1 del 17 Ottobre che si abbatté a Loma Pietra, nella California Centrale (Fraser-Smith, 1990).
1990: In Grecia fu coniato il termine "Precursore Sismico Elettromagnetico (PSE)". Venne realizzato il primo impiego scientifico dei PSE. (Varotsos, 1993a; Varotsos, 1993b).
1993: Anomalie del fondo geomagnetico furono osservate precedere il sisma M8, che si abbatté sul Guam l'8 Agosto (Hayakawa, 1996).
1995: Terremoto di Kobe (M7,2), 1995 (Uyeda).
1980-1990: Tra la fine del 1980 e la fine del 1990 furono realizzati osservatori attivi sui Precursori Sismici Elettromagnetici in America, Grecia e Giappone (Varotsos. 1993; Uyeda, 1998; Johnston, 1989; Park, 1991).
2000: Il Dipartimento di Geofisica dell'Università di Standford, California, ha progettato e realizzato un ricevitore radio trasportabile per lo studio dei PSE.
2007: Seiya Uyeda, ricercatrice dell’Università di Tokai, Giappone, afferma che è possibile precedere i terremoti attraverso una metodologia di indagine multidisciplinare che precede l’utilizzo di ricevitori radio, sismometri, micro-anomalie del comportamento animale, geodesia, misurazioni GPS, Geodinamica.
Verso la fine degli anni '90 la comunità scientifica iniziò a prendere più in seria considerazione il lavoro di alcuni ricercatori che propone-vano una correlazione tra la variazione del campo geomagnetico terrestre e gli eventi sismici; questo perché era stata notata una stretta correlazione tra l'attività solare e l'attività sismica globale. In basso potete osservarne alcuni esempi:
In basso: chiara e indubbia correlazione tra l'attività geomagnetica ed il numero dei sismi.
Gerald DUMA, Central Institute for Meteorology and Geodynamics, Department of Geophysics, [email protected], Hohe Warte 38, A-1190 Vienna, Austria
Fourier spectrograms showing Pc 1–2 pulsations observed by BAS AGO A81 and U.S. AGO P3 in Antarctica and by the Polar satellite in the northern outer magnetosphere on April 8, 1996 (yearday 96099). The panels show the north–south (X) component of search coil magnetometer data from A81 and P3 and the component of the magnetic field perpendicular to the local field line in the spin plane at the Polar satellite in the northern outer magnetosphere. The upper two panels show ground data from 0200 to 1800 UT, while the lower three panels show ground and satellite data from 1300 to 1500 UT. Superposed on the first and third panels is the magnetic field magnitude (in nT, scale at right) observed by the GOES 8 satellite at geosynchronous orbit ~3 hours MLT west of the ground stations. Superposed on the second and fourth panels is the solar wind dynamic pressure (in nPa, scale at right) observed at the location of the Wind satellite upstream of Earth, and time-shifted 28 min as explained in the text. (JOURNAL OF GEOPHYSICAL RESEARCH, VOL. 107, NO. A12, 1451, doi:10.1029/2001JA000198, 2002)
Gli studi di G. Duma, realizzati alla fine del XX secolo, non lasciavano alcun dubbio e alcuno spazio ad interpretazioni. Era chiaro che l'attività sismica, o meglio, il numero di eventi sismici registrati in una determinata area geografica, seguiva la variazione dell'attività geomagnetica. Tutto ciò aveva un significato eclatante e cioè che in qualche modo la sismogenesi doveva tener conto dell'attività geomagnetica e poiché l'attività geomagnetica varia in funzione dell'attività solare allora era anche chiaro che era l'attività solare ad essere strettamente correlata all'attività sismica.
Se questa intuizione si fosse dimostrata reale, allora non era più indispensabile recarsi nelle immediate vicinanze di un'area ad elevato rischio sismico per studiare i Precursori Sismici di tipo Elettromagnetico, in quanto l'attività geomagnetica poteva essere monitorata da qualunque punto della superficie terrestre, così come fanno decine e decine di osservatori geomagnetici sparsi sul globo terrestre.
In effetti, evidenze scientifiche sulla correlazione che esiste tra l'attività sismica e l'attività solare sono state ottenuti a partire dagli anni '70. Per attività solare si intende qualsiasi fenomeno di natura fisica prodotto dal Sole, come ad esempio: variazioni nella densità ionica del mezzo interplanetario, variazione del campo magnetico interplanetario, variazione della velocità del vento solare, variazione della pressione dinamica del vento solare, variazione numero di macchie solari, eiezioni di massa coronale, etc.
Si tratta di fenomeni che interagiscono con la magnetosfera e la ionosfera terrestre producendo perturbazioni di natura geomagnetica che possono essere monitorare dalla superficie terrestre attraverso un magnetometro sintonizzato nelle bande SELF-ELF.
In effetti, evidenze scientifiche sulla correlazione che esiste tra l'attività sismica e l'attività solare sono state ottenuti a partire dagli anni '70. Per attività solare si intende qualsiasi fenomeno di natura fisica prodotto dal Sole, come ad esempio: variazioni nella densità ionica del mezzo interplanetario, variazione del campo magnetico interplanetario, variazione della velocità del vento solare, variazione della pressione dinamica del vento solare, variazione numero di macchie solari, eiezioni di massa coronale, etc.
Si tratta di fenomeni che interagiscono con la magnetosfera e la ionosfera terrestre producendo perturbazioni di natura geomagnetica che possono essere monitorare dalla superficie terrestre attraverso un magnetometro sintonizzato nelle bande SELF-ELF.
Il primo studio scientifico in cui si parlava di perturbazioni geomagnetiche correlate ad un evento sismico di forte intensità risale al 1966, ma dobbiamo aspettare il 1988 affinché vengano realizzati i primi seri studi di correlazione tra la variazione del campo geomagnetico e l'attività sismica globale ...e nel frattempo la ricerca scientifica continua però a concentrarsi sulle emissioni radio VLF e HF e cioè sui precursori sismici elettromagnetici di tipo ionosferico. Con G. Duma però si mette per la prima volta l'accento sulla stretta correlazione che esiste tra l'attività sismica e la variazione del campo geomagnetico. Duma, infatti, presenta degli studi realizzati in aree geografiche non estese provando che anche i terremoti che avvengono su un piccolo distretto sismico seguono la stessa modulazione dell'attività geomagnetica. Nel 2012 il Radio Emissions Project esegue uno studio sulla variazione del campo geomagnetico correlando tutti i terremoti M6+ che avvengono su scala globale a variazioni del campo geomagnetico, e questo senza aver letto gli studi di G. Duma. (G. Cataldi, D. Cataldi, V. Straser; 2013).
Questi nuovi studi diedero innovativi spunti sull'origine dei segnali peri-sismici: se l'aumento del campo magnetico SELF-ELF che precedeva i terremoti fosse in realtà una perturbazione (globale) del campo magnetico terrestre allora bisognava iniziare a suddividere concettualmente quelle che erano le emissioni riscontratesi in loco, da quelle che potevano essere osservate anche a decine di migliaia di km dall'epicentro sismico. Era chiaro che le emissioni che si riscontravano il loco erano emissioni elettromagnetiche di natura diversa da quelle di natura non locale; ed infatti le emissioni radio pre-sismiche di tipo "locale", erano delle emissioni che si osservavano poco tempo prima della comparsa di un terremoto (al massimo alcune ore prima) e non potevano essere osservate a migliaia di km di distanza dall'epicentro sismico. Inoltre la frequenza di emissione di questi segnali è notevolmente più elevata rispetto a quelli di natura geomagnetica e diminuisce man mano che ci si allontana dall'epicentro sismico per effetto dell'attenuazione indotto dai mezzi in cui l'onda radio si propaga. Queste caratteristiche, ossia le caratteristiche delle emissioni radio pre-sismiche di tipo "locale", sono emerse in un numero notevole di lavori scientifici già a partire dagli anni '80. Quello che mancava era una teoria generale in grado di spiegare perché i cosiddetti precursori sismici elettromagnetici comparivano a frequenze e in tempi diversi.
Grande passo in avanti fu fatto solo attraverso gli studi di Gabriele Cataldi e Daniele Cataldi e del Prof. Valentino Straser. I tre ricercatori italiani, analizzando le variazioni del campo geomagnetico terrestre e dell'attività solare, scoprirono che tutti i forti terremoti (M6+) che avvengono su scala globale erano sempre preceduti da un incremento della densità ionica del mezzo interplanetario "near Earth" (Cataldi, Straser 2013-2016). Questa scoperta, tra l'altro presentata alla comunità scientifica internazionale nel 2013, permise di fare luce per la prima volta in modo chiaro su qual'è il tipo di correlazione macroscopica che esiste tra l'attività solare e l'attività sismica globale M6+. Prima di questa scoperta non era stato mai identificato un precursore sismico in grado di avere una specificità del 100% nei confronti dell'attività sismica; in pratica tutti i precursori sismici identificati e studiati negli anni precedenti da vari autori non erano mai stati considerati dei fenomeni che precedevano sempre i forti eventi sismici, ma erano dei fenomeni che si manifestavano con una buona frequenza prima di un forte evento sismico. Il trio di ricercatori italiani Cataldi, Cataldi e Straser aveva invece compiuto una grande scoperta!: per la prima volta nella storia della ricerca mondiale era stato identificato un fenomeno fisico reale, misurabile e costantemente monitorabile che precedeva sempre gli eventi sismici potenzialmente distruttivi che avvenivano su scala globale. Dal 1 Gennaio 2012 ad oggi, infatti, i tre ricercatori hanno verificato che tutti gli eventi sismici M6+ che avvengono su scala globale, sono sempre preceduti da una variazione ionica del vento solare "near Earth".
Detta così sembra cosa da niente, ma se pensiamo che tutta la ricerca sui PSE era rimasta praticamente congelata alle scoperte compiute negli anni '70, soprattutto perché non era mai stato identificato un fenomeno fisico che precedeva sempre un forte evento sismico (M6+), possiamo comprendere quanto sia importante la scoperta dei tre ricercatori italiani. Aver scoperto che tutti i forti terremoti che avvengono sul nostro pianeta sono preceduti da un fenomeno fisico specifico rappresenta un punto di partenza scientifico dal quale ripartire, un nuovo orizzonte scientifico sul quale indirizzare tutta la ricerca sulla previsione sismica mondiale e rappresenterà una nuova sfida per le generazioni del futuro.
Grande passo in avanti fu fatto solo attraverso gli studi di Gabriele Cataldi e Daniele Cataldi e del Prof. Valentino Straser. I tre ricercatori italiani, analizzando le variazioni del campo geomagnetico terrestre e dell'attività solare, scoprirono che tutti i forti terremoti (M6+) che avvengono su scala globale erano sempre preceduti da un incremento della densità ionica del mezzo interplanetario "near Earth" (Cataldi, Straser 2013-2016). Questa scoperta, tra l'altro presentata alla comunità scientifica internazionale nel 2013, permise di fare luce per la prima volta in modo chiaro su qual'è il tipo di correlazione macroscopica che esiste tra l'attività solare e l'attività sismica globale M6+. Prima di questa scoperta non era stato mai identificato un precursore sismico in grado di avere una specificità del 100% nei confronti dell'attività sismica; in pratica tutti i precursori sismici identificati e studiati negli anni precedenti da vari autori non erano mai stati considerati dei fenomeni che precedevano sempre i forti eventi sismici, ma erano dei fenomeni che si manifestavano con una buona frequenza prima di un forte evento sismico. Il trio di ricercatori italiani Cataldi, Cataldi e Straser aveva invece compiuto una grande scoperta!: per la prima volta nella storia della ricerca mondiale era stato identificato un fenomeno fisico reale, misurabile e costantemente monitorabile che precedeva sempre gli eventi sismici potenzialmente distruttivi che avvenivano su scala globale. Dal 1 Gennaio 2012 ad oggi, infatti, i tre ricercatori hanno verificato che tutti gli eventi sismici M6+ che avvengono su scala globale, sono sempre preceduti da una variazione ionica del vento solare "near Earth".
Detta così sembra cosa da niente, ma se pensiamo che tutta la ricerca sui PSE era rimasta praticamente congelata alle scoperte compiute negli anni '70, soprattutto perché non era mai stato identificato un fenomeno fisico che precedeva sempre un forte evento sismico (M6+), possiamo comprendere quanto sia importante la scoperta dei tre ricercatori italiani. Aver scoperto che tutti i forti terremoti che avvengono sul nostro pianeta sono preceduti da un fenomeno fisico specifico rappresenta un punto di partenza scientifico dal quale ripartire, un nuovo orizzonte scientifico sul quale indirizzare tutta la ricerca sulla previsione sismica mondiale e rappresenterà una nuova sfida per le generazioni del futuro.
precursori_sismici_nasa.pdf | |
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ELF e Anomalie Pre-Sismiche durante il terremoto Aquilano - Negligenza degli scienziati - Verità e Documenti ufficiali
Un interessantissimo abstract: ELF signals and EQLs in Central Italy in 2009 - Cristiano Fidani
elf_signals_and_eqls_-_laquila.pdf | |
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Segnali ELF prima del terremoto dell'Aquila... Quest'interessantissimo documento mette in evidenza l'esistenza di onde ELF prima del terremoto aquilano. Chiaro indizio di come tale ricerca (quella delle ELF-VLF) rappresenti un'innovativa ed importante mezzo per cercare di comprendere e predire i terremoti.
C. Di Lorenzo, P. Palangio, G. Santarato, A. Meloni, U. Villante, and L. Santarelli
C. Di Lorenzo, P. Palangio, G. Santarato, A. Meloni, U. Villante, and L. Santarelli
non-inductive_component_of_elettromagnetic_signals_associated_with_laquila_earthquake_sequences.pdf | |
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laquila_-_negligenza_degli_scienziati.pdf | |
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In alto: NATURE GEOSCIENCE | VOL 6 | FEBRUARY 2013 | www.nature.com/naturegeoscience - © 2013 Macmillan Publishers Limited. All rights reserved - The L’Aquila earthquake trial tragically highlights that risk communication is integral to Earth science training - Extrasolar planet research is booming. We welcome submissions with links to the geosciences
sentenza-grandi-rischi-completa-1.pdf | |
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in alto: Sentenza Penale relativa al terremoto aquilano - sentenza emessa dal giudice contro gli esperti e gli scienziati dell'epoca.
Emissioni ELF e PSE
Consentono di predire i terremoti con largo anticipo...
Ecco il riconoscimento scientifico
Consentono di predire i terremoti con largo anticipo...
Ecco il riconoscimento scientifico
Alcuni studi eseguiti tra il 2001 e il 2008, presso la stazione di ricerca di Karymshino (Kamchatka, Russia), hanno dimostrato come le onde ELF siano in grado di rivelare, con largo anticipo, il verificarsi di Terremoti (EQ) con molta precisione, tanto da individuarne addirittura l'epicentro. L'importanza di tale studio, è rappresentato dal fatto che questo tipo di precursori siano rilevabili con un anticipo temporale tale da essere considerati estremamente importanti per preavvisare con largo anticipo, i fenomeni sismici. Secondo tali studi, i temporali (come era anche possibile immaginare) sono in grado di confondere i segnali ELF pre-sismici. Questo significa che durante i mesi piovosi, caratterizzati da fenomeni temporaleschi molto intensi i precursori sismici elettromagnetici sono di difficile rilevazione. Stando allo studio, infatti, i mesi estivi sono i migliori per affrontare questo tipo di ricerca e per rilevare i segnali ELF di questo genere.
Tale evidenza cozza completamente su ciò che ci è stato riferito in questi anni dall'INGV, l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, il quale ha riferito, per mezzo di un articolo scientifico, che secondo le rilevazioni effettuate durante il tremendo terremoto aquilano, i PSE non erano in grado di rilevare con un anticipo temporale sufficiente i terremoti, e che quindi tale ricerca non avrebbe avuto un'importanza scientifica in tal senso.
Sembra che, negli ultimi anni, l'INGV si smentisca da solo e sia smentito da altri studi scientifici, che dimostrerebbero l'esatto contrario di ciò che afferma.
Che i PSE avessero una rilevanza importante sulla previsione dei sismi è stato ricordato innumerevoli volte su decine di pubblicazioni scientifiche che è possibile ricercare e visionare direttamente sul web. Il problema della ricerca in questo ambito è rappresentato solo dallo scarso interesse istituzionale che ci ha a livello globale quando si affronta questo tipo di argomento. La costruzione di centinaia di stazioni radio ELF sparse su tutto il globo permetterebbe di ottenere risultati incoraggianti ed imprevisti e permetterebbe a questo tipo di ricerca di decollare come ancora non è riuscita a fare...
Lo studio di Karymshino, ci dice anche come sia importante utilizzare delle rilevazioni (multi-point) in grado di rilevare da diverse località, le onde ELF e di confrontarle per riuscire a comprenderne la reale localiccazione (portante naturale), e l'intensità. Ovviamente questo lo diciamo anche noi da tanto tempo. Sotto potete scaricare il PDF relativo allo studio condotto a Karymshino:
Tale evidenza cozza completamente su ciò che ci è stato riferito in questi anni dall'INGV, l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, il quale ha riferito, per mezzo di un articolo scientifico, che secondo le rilevazioni effettuate durante il tremendo terremoto aquilano, i PSE non erano in grado di rilevare con un anticipo temporale sufficiente i terremoti, e che quindi tale ricerca non avrebbe avuto un'importanza scientifica in tal senso.
Sembra che, negli ultimi anni, l'INGV si smentisca da solo e sia smentito da altri studi scientifici, che dimostrerebbero l'esatto contrario di ciò che afferma.
Che i PSE avessero una rilevanza importante sulla previsione dei sismi è stato ricordato innumerevoli volte su decine di pubblicazioni scientifiche che è possibile ricercare e visionare direttamente sul web. Il problema della ricerca in questo ambito è rappresentato solo dallo scarso interesse istituzionale che ci ha a livello globale quando si affronta questo tipo di argomento. La costruzione di centinaia di stazioni radio ELF sparse su tutto il globo permetterebbe di ottenere risultati incoraggianti ed imprevisti e permetterebbe a questo tipo di ricerca di decollare come ancora non è riuscita a fare...
Lo studio di Karymshino, ci dice anche come sia importante utilizzare delle rilevazioni (multi-point) in grado di rilevare da diverse località, le onde ELF e di confrontarle per riuscire a comprenderne la reale localiccazione (portante naturale), e l'intensità. Ovviamente questo lo diciamo anche noi da tanto tempo. Sotto potete scaricare il PDF relativo allo studio condotto a Karymshino:
about_possibility_to_locate_an_ec_epicenter_using_parameters_of_elf-ulf_preseismic_emissions.pdf | |
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2 Aprile 2012
E' nato il "Centro Internazionale per la Previsione dei Terremoti"
E' nato il "Centro Internazionale per la Previsione dei Terremoti"
Ci sono anche anche il geologo parmigiano Valentino Straser e il fisico dell'acustica della crosta terrestre Giovanni Gregori di Roma tra i ricercatori del nuovo Centro americano per la previsione dei terremoti. E' partita questa mattina in Florida (Usa) la sfida scientifica per la previsione di terremoti, eruzioni vulcaniche, tsunami ed eventi geofisici distruttivi. Si chiama "The International Earthquake and Volcano Prediction Center" (Ievpc), con sede a Orlando, ed e' stato presentato negli Stati Uniti.
Il team, costituito da nove scienziati di varie nazionalita', e' diretto da Dong Choi, direttore della ricerca scientifica, da John L. Casey, chairman dell'Ievpc e presidente dello Space and Science Research Corporation. Fra gli obiettivi della ricerca, la sperimentazione di precursori che possano fornire dati su un evento geofisico potenzialmente distruttivo da alcune settimane a pochi minuti prima dell'accadimento. Fanno parte del team Fumio Tsunoda (Giappone), Zhonghao Shou (Cina/Usa), Masashi Hayakawa (Giappone), Natarajan Venktanathan (India), Lev (Leo) Maslov (Russia/Usa), Bruce Leybourne (Usaq), Arun Bapat (India), e i due scienziati italiani, Gregori e Straser.
(Fonte articolo: www.italiachiamaitalia.it/ www.gazzettadiparma.it)
Il 2 Aprile 2012 è stato innaugurato il "Centro Internazionale sulla Previsione dei Terremoti" (L'acronimo anglossassone è "IEVPC"), composto da un team di scienziati scelti per l'eccellenza della ricerca scientifica che hanno condotto in particolare su: tettonica, vulcanismo, ricerca sismica, competenze gestionali ed organizzative e altre abilità necessarie per raggiungere la missione e gli obiettivi della squadra IEVPC. Questo gruppo è nato dopo che i suoi fondatori (Mr. John L. Casey; Dr. Dong Choi; Dr. Rich Swier) si sono resi conto che ci sono state forti correlazioni tra terremoti, maremoti, attività vulcanica, l'attività solare e i precursori geofisici. Questi precursori sono stati studiati per molti anni dai fondatori IEVPC, scienziati e ricercatori che rappresentano il principale organismo di competenza per la comprensione di questi segnali precoci (i precursori sismici) attraverso i quali è possibile stabilire se eventi geofisici di tipo catastrofico (CGE) sono in procinto di colpire... Tra il team di scienziati scelti dai fondatori dell'IEVPC per l'eccellenza della ricerca scientifica che hanno condotto sulla previsione dei terremoti, spicca il Prof. Dott. Valentino Straser, già Geologo di fama internazionale che abbiamo avuto il piacere di conoscere alla fine del 2010 e con il quale abbiamo aperto una fattiva collaborazione da ormai più di un anno. Gli studi che Straser ha condotto sulla previsione dei terremoti e presentato alla comunità scientifica internazionale, hanno suscitato notevole interesse e nuovi stimoli... Straser, nell'ambito dell'EIVPC, si occuperà della ricerca sulla previsione dei terremoti attraverso lo studio delle emissioni radio di natura geomagnetica ed interplanetaria (IMF); dati forniti dal nostro gruppo di ricerca attraverso le due stazioni di monitoraggio elettromagnetico site a Cecchina, Albano Laziale (RM).
Il team, costituito da nove scienziati di varie nazionalita', e' diretto da Dong Choi, direttore della ricerca scientifica, da John L. Casey, chairman dell'Ievpc e presidente dello Space and Science Research Corporation. Fra gli obiettivi della ricerca, la sperimentazione di precursori che possano fornire dati su un evento geofisico potenzialmente distruttivo da alcune settimane a pochi minuti prima dell'accadimento. Fanno parte del team Fumio Tsunoda (Giappone), Zhonghao Shou (Cina/Usa), Masashi Hayakawa (Giappone), Natarajan Venktanathan (India), Lev (Leo) Maslov (Russia/Usa), Bruce Leybourne (Usaq), Arun Bapat (India), e i due scienziati italiani, Gregori e Straser.
(Fonte articolo: www.italiachiamaitalia.it/ www.gazzettadiparma.it)
Il 2 Aprile 2012 è stato innaugurato il "Centro Internazionale sulla Previsione dei Terremoti" (L'acronimo anglossassone è "IEVPC"), composto da un team di scienziati scelti per l'eccellenza della ricerca scientifica che hanno condotto in particolare su: tettonica, vulcanismo, ricerca sismica, competenze gestionali ed organizzative e altre abilità necessarie per raggiungere la missione e gli obiettivi della squadra IEVPC. Questo gruppo è nato dopo che i suoi fondatori (Mr. John L. Casey; Dr. Dong Choi; Dr. Rich Swier) si sono resi conto che ci sono state forti correlazioni tra terremoti, maremoti, attività vulcanica, l'attività solare e i precursori geofisici. Questi precursori sono stati studiati per molti anni dai fondatori IEVPC, scienziati e ricercatori che rappresentano il principale organismo di competenza per la comprensione di questi segnali precoci (i precursori sismici) attraverso i quali è possibile stabilire se eventi geofisici di tipo catastrofico (CGE) sono in procinto di colpire... Tra il team di scienziati scelti dai fondatori dell'IEVPC per l'eccellenza della ricerca scientifica che hanno condotto sulla previsione dei terremoti, spicca il Prof. Dott. Valentino Straser, già Geologo di fama internazionale che abbiamo avuto il piacere di conoscere alla fine del 2010 e con il quale abbiamo aperto una fattiva collaborazione da ormai più di un anno. Gli studi che Straser ha condotto sulla previsione dei terremoti e presentato alla comunità scientifica internazionale, hanno suscitato notevole interesse e nuovi stimoli... Straser, nell'ambito dell'EIVPC, si occuperà della ricerca sulla previsione dei terremoti attraverso lo studio delle emissioni radio di natura geomagnetica ed interplanetaria (IMF); dati forniti dal nostro gruppo di ricerca attraverso le due stazioni di monitoraggio elettromagnetico site a Cecchina, Albano Laziale (RM).
...Ed ora veniteci a dire che non è possibile prevedere i terremoti!!
Lo IEVPC ha terminato la sua attività nel 2019 a causa di un incendio che ne ha distrutto la sede
Segnali radio con caratteri di predittività
I Precursori Sismici Geomagnetici (PSG)
La tipologia di segnali radio studiati dal Radio Emissions Project sono rappresentati da variazioni del campo magnetico terrestre (campo geomagnetico) che è possibile captare prima che si verifichi un forte sisma.
Si tratta di perturbazioni del campo geomagnetico terrestre rilevate anche da osservatori geomagnetici come: Kiruna, Licksele, Sodankyla, Tromso, Mosca, Kullorsuaq, Narsarsuaq, Scoresbysund, Willowbank, RSTO, CGO, Cobenzl (ovviamente con le relative differenze dovute alla diversa latitudine di monitoraggio) che sono state messe in strettissima correlazione con l'attività sismica globale M6+ (G. Cataldi, D. Cataldi, V. Straser; 2013-2016).
L'attività geomagnetica correlata alla sismogenesi
PSG o Precursori Sismici Geomagnetici
PSG o Precursori Sismici Geomagnetici
Come è stato detto, i segnali radio presi come riferimento dal Radio Emissions Project per compiere lo studio scientifico sulla previsione dei terremoti possono essere identificati come forti variazioni del fondo geomagnetico che compaiono prima di eventi sismici di forte intensità: Precursori Sismici Geomagnetici. Con questo termine non ci si riferisce a variazioni delle pulsazioni geomagnetiche, ma semplicemente ad aumenti generali e spesso repentini del fondo geomagnetico che possono includere anche le pulsazioni Pc1-5 e Pi1-2 ma, da un punto di vista spettrografico e spettrometrico, si evidenziano come generali incrementi dell'intensità del campo geomagnetico visibili soprattutto tra 0 e 1 Hz (Banda ELF) e che raggiungono una larghezza di banda massima di alcune decine di Hz. Questi fenomeni hanno una durata massima di alcune ore e sono causati da un aumento dell'attività solare e, nello specifico, da un aumento della densità e della velocità del vento solare. Proprio per questo motivo le anomalie geomagnetiche osservate dalla stazione del Radio Emissions Project coincidono con perturbazioni del campo geomagnetico registrate da un elevato numero di osservatori geomagnetici sparsi sulla superficie terrestre.
In alto: CME Halo che raggiunge la terra - www.wikipedia.org
la_magnetopausa_terrestre_ad_alta_latitudine.pdf | |
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Cosa significa "Prevedere"?
Sebbene in questi ultimi anni il termine “previsione” abbia acquisito diversi tipi di significati, nell’ambito della previsione scientifica dei terremoti a questo termine si associa solitamente un significato di tipo statistico, probabilistico (forecast, in anglosassone), ossia una “probabilità” e non una “certezza” che un determinato evento possa avvenire. Questo avviene perché, almeno ufficialmente, la previsione scientifica dei terremoti si fonda sulla valutazione statistica dei dati sismometrici di un determinato distretto sismico, sul tipo di modulazione che questi hanno nel tempo, sulle caratteristiche locali della crosta terrestre, etc.
Il metodo di “previsione” di un fenomeno che, invece, si fonda su elementi non statistici e non brobabilistici assume un significato diverso (prevision, in anglosassone). In questo ultimo caso la previsione viene computata attraverso l’analisi di fenomeni (misurabili) che precedono l’evento atteso. Un esempio può essere la previsione delle fasi lunari, del ciclo delle maree e, non ultima, l’attività geomagnetica terrestre tenendo in costante controllo l’attività solare. Altri tipi di previsione prendono in considerazione sia il modello di analisi statistica che quello fondato sull'analisi dei fenomeni misurabili che precedono gli eventi attesi, giacché i fenomeni misurabili possiedono un’elevata instabilità e variabilità nell’arco di un ristretto lasso temporale: un esempio sono le previsioni meteorologiche.
Il metodo di previsione sismica sviluppato dal Radio Emissions Project utilizza il secondo tipo di previsione, cioè quello non statistico (prevision), in quanto si basa sull'osservazione ed il monitoraggio dell’attività geomagnetica e solare, ossia su fenomeni reali misurabili che precedono sempre eventi sismici di elevata magnitudo (M6+). Poiché l’instabilità e la variabilità dell’attività solare è molto scarsa (prendendo come riferimento un lasso temporale di alcuni giorni) i limiti valutativi e di previsione di questo tipo di metodo sono da imputare sostanzialmente alla limitata estensione che ha una rete di monitoraggio di dimensioni esigue (come quella esistente). Essendo l’attività geomagnetica connessa all’attività solare, è possibile sapere in anticipo quando si verificheranno repentini aumenti del campo geomagnetico, monitorando i dati telemetrici satellitari sull’attività solare.
Questo tipo di monitoraggio permette di stabilire con molte ore in anticipo (il vento solare impiega 2-4 giorni a raggiungere la terra) il periodo in cui è possibile aspettarsi delle repentine ed importanti variazioni del campo geomagnetico. Sarà poi attraverso il monitoraggio del fondo geomagnetico che si riscontrerà la presenza degli effetti causati dall’incremento dell’attività solare (picchi, aumenti generali del fondo geomagnetico) in quanto, i sismi di elevata intensità (M6+) avvengono sempre dopo un repentino ed intenso aumento del fondo geomagnetico. Il monitoraggio dell’attività solare, quindi, va sempre affiancato al monitoraggio dell’attività geomagnetica. È proprio grazie alla valutazione costante di questi due elementi che è possibile computare delle previsioni sismiche nei termini che sono stati elencati.
Il metodo di “previsione” di un fenomeno che, invece, si fonda su elementi non statistici e non brobabilistici assume un significato diverso (prevision, in anglosassone). In questo ultimo caso la previsione viene computata attraverso l’analisi di fenomeni (misurabili) che precedono l’evento atteso. Un esempio può essere la previsione delle fasi lunari, del ciclo delle maree e, non ultima, l’attività geomagnetica terrestre tenendo in costante controllo l’attività solare. Altri tipi di previsione prendono in considerazione sia il modello di analisi statistica che quello fondato sull'analisi dei fenomeni misurabili che precedono gli eventi attesi, giacché i fenomeni misurabili possiedono un’elevata instabilità e variabilità nell’arco di un ristretto lasso temporale: un esempio sono le previsioni meteorologiche.
Il metodo di previsione sismica sviluppato dal Radio Emissions Project utilizza il secondo tipo di previsione, cioè quello non statistico (prevision), in quanto si basa sull'osservazione ed il monitoraggio dell’attività geomagnetica e solare, ossia su fenomeni reali misurabili che precedono sempre eventi sismici di elevata magnitudo (M6+). Poiché l’instabilità e la variabilità dell’attività solare è molto scarsa (prendendo come riferimento un lasso temporale di alcuni giorni) i limiti valutativi e di previsione di questo tipo di metodo sono da imputare sostanzialmente alla limitata estensione che ha una rete di monitoraggio di dimensioni esigue (come quella esistente). Essendo l’attività geomagnetica connessa all’attività solare, è possibile sapere in anticipo quando si verificheranno repentini aumenti del campo geomagnetico, monitorando i dati telemetrici satellitari sull’attività solare.
Questo tipo di monitoraggio permette di stabilire con molte ore in anticipo (il vento solare impiega 2-4 giorni a raggiungere la terra) il periodo in cui è possibile aspettarsi delle repentine ed importanti variazioni del campo geomagnetico. Sarà poi attraverso il monitoraggio del fondo geomagnetico che si riscontrerà la presenza degli effetti causati dall’incremento dell’attività solare (picchi, aumenti generali del fondo geomagnetico) in quanto, i sismi di elevata intensità (M6+) avvengono sempre dopo un repentino ed intenso aumento del fondo geomagnetico. Il monitoraggio dell’attività solare, quindi, va sempre affiancato al monitoraggio dell’attività geomagnetica. È proprio grazie alla valutazione costante di questi due elementi che è possibile computare delle previsioni sismiche nei termini che sono stati elencati.
Cosa andare a ricercare?
Cross-phase derived resonant frequency at L ~ 3.87 the midpoint of the NUR-OUL stations (crosses). Also plotted is the H-component dynamic power spectrum above 0.5 mHz from NOR station (L = 4.45, the closest SAMNET station to the NUR-OUL midpoint) on 24 March 1991. The vertical and horizontal lines in the crosses indicate the estimated error range in frequency in the cross-phase peak and the length of the time windows used for the cross-phase analysis, respectively. (JOURNAL OF GEOPHYSICAL RESEARCH, VOL. 112, A05208, doi:10.1029/2006JA011872, 2007)
Il Radio Emissions Project non studia le Pulsazioni Geomagnetiche (Il termine "Pulsasioni Geomagnetiche" è il nome che è stato dato originariamente alle oscillazioni a bassa frequenza del campo magnetico terrestre. Il nome "sintetizza" il modo in cui sono state scoperte le pulsazioni magnetiche, e cioè osservando al microscopio l'ago magnetico molto lungo di una grande bussola nel 1757 - Chapman and Bartels, 1962), ma analizza in tempo reale l'intensità e la modulazione del fondo geomagnetico per andare alla ricerca di segnali che scaturiscono da un aumento dell'attività solare e che precedono i forti terremoti (G. Cataldi, D. Cataldi, V. Straser; Variations of terrestrial geomagnetic activity correlated to M6+ global seismic activity, EGU 2013).
Dal 2012 ad oggi, infatti, le analisi condotte dagli autori assieme al Prof. Valentino Straser hanno chiarito che tutti gli eventi sismici M6+ che avvengono su scala globale sono stati preceduti da un aumento dell'attività solare e da un conseguente aumento del fondo geomagnetico terrestre. E' dunque chiaro che esiste una stretta correlazione tra i fenomeni di origine solare e l'attività sismica globale M6+.
Il futuro della ricerca sulla previsione sismica tenderà sempre più ad inglobale elementi di eliofisica e geomagnetismo e siamo sicuri che almeno i terremoti potenzialmente distruttivi potranno essere previsti con largo anticipo. Quel che rimane fa fare è collaborare per raggiungere questo traguardo nel tempo più breve possibile...
Il futuro della ricerca sulla previsione sismica tenderà sempre più ad inglobale elementi di eliofisica e geomagnetismo e siamo sicuri che almeno i terremoti potenzialmente distruttivi potranno essere previsti con largo anticipo. Quel che rimane fa fare è collaborare per raggiungere questo traguardo nel tempo più breve possibile...
Stacked daily 0- to 2.5-Hz Fourier spectrograms of differenced search coil magnetometer data from Halley, South Pole, and McMurdo, Antarctica (first, third, and fifth panels, respectively) and plots of riometer absorption (second and fourth panels) from Halley and South Pole, for 24 and 25 August 2005. Local midnight and noon are indicated by solid and open diamonds, respectively. The sixth, seventh, and eighth panels show time-shifted solar wind velocity, solar wind pressure, and interplanetary magnetic field (IMF) Bz data measured by the ACE spacecraft. Enhanced EPS. (JOURNAL OF GEOPHYSICAL RESEARCH, VOL. 113, A01211, doi:10.1029/2007JA012362, 2008).
Osservando bene queste immagini è possibile notare alcune tipologie di segnali con caratteristiche identiche a quelle captate attraverso il magnetometro ad induzione del Radio Emissions Project.
ULF spectrograms from Halley for 24–27 August 2005 and simultaneous L shell versus UT plots of precipitating and trapped 30- to 80-keV protons observed by the POES 15, 16, 17, and 18 satellites. The white and yellow traces superposed on the Halley spectrograms represent equatorial He+ and O+ gyrofrequencies, respectively, at the inferred plasmapause location, based on the O'Brien and Moldwin [2003] plasmapause model, and using the Tsyganenko [1996] model field. In each POES panel, precipitating fluxes are shown only for satellite passes within 60° geographic longitude of Halley (≤4 h local time east or west of Halley). Flux levels are designated according to the color bars at right. The black traces superposed on the POES proton spectrograms show the inferred hourly plasmapause location, also based on the model of O'Brien and Moldwin [2003] and the provisional Dst index. The ellipses in the second panel highlight the intervals of enhanced proton precipitation. Enhanced EPS . (JOURNAL OF GEOPHYSICAL RESEARCH, VOL. 113, A01211, doi:10.1029/2007JA012362, 2008)
From top, first to third panels: dynamic spectra of Pc2 waves observed by the FGM instrument from satellite C1 over 0800–1430 UT on 16 February 2004. The observed wave frequency is always above the local helium cyclotron frequency indicated by the black line. The helium cyclotron frequency at the magnetic equator is marked by the white line. Fourth panel: energetic particle flux distribution for H+ from C1 for the same event. The flux has been integrated over polar and azimuthal directions. Fifth panel: distribution in pitch angle of energetic particle flux for H+ from C1 for the same event. The flux has been integrated over all energy ranges and azimuthal directions. (GEOPHYSICAL RESEARCH LETTERS, VOL. 39, L17102, 6 PP., 2012
doi:10.1029/2012GL053082)
STAFF-SC and EFW data from CLUSTER 4 showing the Pc1 waves at ~ 1.5 Hz and the EMIC triggered emissions rising from ~ 1.5 Hz to 3 Hz. (a and b) Sum of the power spectral densities of the three measured magnetic field components and two measured electric field components, respectively, according to the color bars at the right, in the frequency range of 0.7 to 5.0 Hz. (c) Sense of polarization using the method of singular value decomposition (SVD) of the magnetic spectral matrix [Santolik et al., 2003], with the color blue indicating left-handed and red right-handed polarization. (d) Ellipticity of the magnetic field of the waves, also using the SVD method, with a value of 0 indicating linear polarization, −1 indicating left-hand circular polarization, and +1 indicating right-hand circular polarization. (e) Component of the Poynting vector parallel to the magnetic field B0 normalized by its standard deviation, a negative value indicating opposite to B0 and positive value in the same direction as B0. The black line in all panels is the proton cyclotron frequency. At the bottom of the figure is a listing of the spacecraft distance, R (in RE), the magnetic local time, MLT (in hours), and the magnetic latitude, MLat (in degrees). (GEOPHYSICAL RESEARCH LETTERS, VOL. 37, L09104, 5 PP., 2010
doi:10.1029/2010GL042648)
Evidenza dell'elettro-sismica
di Tate, Joseph; Daily, William
Physics of the Earth and Planetary Interiors, Volume 57, Issue 1-2, p. 1-10. (Ottobre 1989)
(in corsivo le nostre osservazioni)
di Tate, Joseph; Daily, William
Physics of the Earth and Planetary Interiors, Volume 57, Issue 1-2, p. 1-10. (Ottobre 1989)
(in corsivo le nostre osservazioni)
Osservazioni terrestri relative ai precursori sismici elettromagnetici di grandi terremoti, sono stati segnalati in Giappone, Iran, Cile, Grecia e in Unione Sovietica. Disturbi ionosferici rilevati e misurati dai satelliti sovietici sono stati classificati come precursori sismici di questa tipologia. Le osservazioni di anomalie elettromagnetiche di frequenza molto bassa misurate dai satelliti GEOS sono stati evidenziati in passato, da alcuni ricercatori francesi.
Per confermare i rapporti di precursori sismici elettromagnetici correlati con i terremoti, aventi bassa frequenza e banda larga, alcuni studi sono stati realizzati studiando la faglia di San Andreas (California). Gli studi vennero eseguiti grazie ad un sistema di monitoraggio il quale registrò anomalie elettromagnetiche che si verificarono poco prima di intensi terremoti tra il 1983 e il 1986. Queste anomalie risultarono di due tipologie e sono probabilmente causati da due tipologie di fenomeni pre-sismici, entrambi correlati con lo stress della tettonica relativa alla crosta della faglia.
(Tale considerazione è stata anche da noi identificata per mezzo dei nostri studi, prima che tale articolo venisse visionato. Infatti le emissioni elettromagnetiche che il Radio Emissions Project registra provengono da fenomeni del tutto differenti ma entrambi connessi al sisma, tra questi, ad esempio: fenomeni geomagnetici scaturiti dall'attività solare e i fenomeni che rientrano nei meccanismi di piezoelettricità)
Il primo di questo tipo di anomalie sembra essere un'interruzione della propagazione delle onde radio (Radio depressioni), che dura per molte ore, prima di un terremoto avvenga (Il fenomeno viene da noi identificato come un aumento dell'attività geomagnetica terrestre che genera una perturbazione della propagazione ionosferica e di conseguenza un aumento dell'attenuazione dei segnali Hertziani). Il secondo tipo è simile a quelli osservabili all'interno di precedenti pubblicati e rapporti e consiste in emissioni a banda larga di breve durata radio (secondo i nostri studi tali emissioni sono da riferirsi proprio ai fenomeni peri-sismici dovuti alla piezoelettricità).
Dati i risultati riportati da altri ricercatori ed i risultati dei nostri esperimenti, noi crediamo che i dati elettromagnetici possono essere utili come strumento per prevedere i terremoti.
Fonte: http://adsabs.harvard.edu/abs/1989PEPI...57....1T - The Smithsonian/NASA Astrophysics Data System
Per confermare i rapporti di precursori sismici elettromagnetici correlati con i terremoti, aventi bassa frequenza e banda larga, alcuni studi sono stati realizzati studiando la faglia di San Andreas (California). Gli studi vennero eseguiti grazie ad un sistema di monitoraggio il quale registrò anomalie elettromagnetiche che si verificarono poco prima di intensi terremoti tra il 1983 e il 1986. Queste anomalie risultarono di due tipologie e sono probabilmente causati da due tipologie di fenomeni pre-sismici, entrambi correlati con lo stress della tettonica relativa alla crosta della faglia.
(Tale considerazione è stata anche da noi identificata per mezzo dei nostri studi, prima che tale articolo venisse visionato. Infatti le emissioni elettromagnetiche che il Radio Emissions Project registra provengono da fenomeni del tutto differenti ma entrambi connessi al sisma, tra questi, ad esempio: fenomeni geomagnetici scaturiti dall'attività solare e i fenomeni che rientrano nei meccanismi di piezoelettricità)
Il primo di questo tipo di anomalie sembra essere un'interruzione della propagazione delle onde radio (Radio depressioni), che dura per molte ore, prima di un terremoto avvenga (Il fenomeno viene da noi identificato come un aumento dell'attività geomagnetica terrestre che genera una perturbazione della propagazione ionosferica e di conseguenza un aumento dell'attenuazione dei segnali Hertziani). Il secondo tipo è simile a quelli osservabili all'interno di precedenti pubblicati e rapporti e consiste in emissioni a banda larga di breve durata radio (secondo i nostri studi tali emissioni sono da riferirsi proprio ai fenomeni peri-sismici dovuti alla piezoelettricità).
Dati i risultati riportati da altri ricercatori ed i risultati dei nostri esperimenti, noi crediamo che i dati elettromagnetici possono essere utili come strumento per prevedere i terremoti.
Fonte: http://adsabs.harvard.edu/abs/1989PEPI...57....1T - The Smithsonian/NASA Astrophysics Data System
Correlazione delle osservazioni del Radio Emissions Project e quelle provenienti dall'osservatorio geomagnetico di Kiruna (tra il 19 e il 20 Settembre 2012). Le osservazioni mostrano picchi molto intensi registrati con sistemi intipendenti e da postazioni localizzate in aree geografiche molto lontane. L'esistenza di tali segnali sugli spettrogrammi, dimostra come i segnali del Radio Emissions Project, non siano delle "statiche" prodotte dall'interferenza del segnale a 50 Hz della rete elettrica nazionale, ma siano effetti determinati dall'attività solare e quindi fenomeni naturali.
Correlazione tra il vento solare e i fenomeni geomagnetici innescati dalla variazione delle componenti del vento solare stesso. In questo caso le variazioni geomagnetiche (aumento di fondo e picchi) sono stati rilevati per mezzo del nostro magnetometro ad induzione e i dati confermati dalle letture di altre fonti scientifiche (come è possibile osservare dai grafici presenti nell'immagine).
Due magnetogrammi realizzati da postazioni differenti e con strumentazione differente, mostranti segnali similari, corrispondenti a fenomeni geomagnetici determinati dal vento solare. Il magnetogramma più piccolo è stato registrato nel nord Italia da Michele Menegoz del Radio Emissions Project Network, mentre quello più grande è stato registrato presso la nostra postazione di monitoraggio localizzata nel centro Italia.
In questo caso l'incremento ha preceduto alcuni sismi europei.
Contatti
Per comunicazioni, consigli, suggerimenti e collaborazioni nell'ambito del Radio Emissions Project, è possibile scrivere direttamente a Gabriele Cataldi: [email protected] oppure utilizzare il form sottostante.